Tra le creste della montagna e le nuvole del cielo. Qui, in questo spazio alto e lontano si svolge il duello tra i due ‘re dei camosci’, un duello ancestrale, tra un uomo e un animale. Ironico il destino che ha voluto che due rivali fossero omonimi e si confondessero nelle parole di tutti. Siamo a novembre. I camosci si ritrovano per l’accoppiamento, rinunciando alla solitudine che li caratterizza. E’ un mese di accoppiamento per l’animale, di ritrovo, di vita, di energia. E’ un mese di morte nella tradizione umana. Così, in alto, lontano dai rumori della città, si trovano faccia a faccia uomo e animale, vita e morte. E’ qui che i due re si cercano, si trovano, si sfidano. E la farfalla? Il suo peso sarà determinante per l’esito della vicenda. Ma dov’è la farfalla? E perché proprio la farfalla? A voi scoprirlo, leggendo questo breve romanzo in cui le parole, ponderate e scelte, si intessono a formare con uno stile semplicemente lirico una prosa poetica che spesso si sottrae al tempo. Chiude il libro una piccola gemma. Un racconto di otto pagine, intitolato “Visita a un albero”, un altro incontro tra l’uomo e la natura, perché “esistono in montagna alberi eroi, piantati sopra il vuoto, medaglie sopra il petto di strapiombi. Salgo ogni estate in visita a uno di loro. Prima di andare via monto a cavallo del suo braccio vuoto. I piedi scalzi ricevono il solletico dell’aria aperta sopra centinaia di metri. Lo abbraccio e lo ringrazio di durare”. E viene voglia, leggendo, di sentire quel legno, quel solletico sui piedi scalzi. Di abbracciare quell’albero. Un piccolo libro, da gustare in pace, in solitudine. Perché, come si legge nel racconto finale, “La solitudine è un albume, la parte migliore dell’uovo. Per la scrittura è una proteina”. E non solo per la scrittura.