La massa crescente di persone che in questi anni si è convertita alle medicine non convenzionali ha rappresentato un vero e proprio movimento silenzioso, che ha finito per incidere positivamente sugli aspetti legislativi, sulle strutture sanitarie nazionali e sulla mentalità dei medici del nostro Paese. Si potrebbe dire, che ci sono voluti alcuni secoli…per preparare il convegno “Medicine non convenzionali nel sistema sanitario nazionale” tenutosi a Milano il 5 ottobre ottobre scorso, organizzato dall’Università agli Studi di Milano, dalla World Health Organization e dalla Red Edizioni, ma alla fine i risultati sono lusinghieri e confortanti. Umberto Solimene, titolare della Cattedra di Terapia Medica e Medicina Termale e del Centro Ricerche in Bioclimatologia Medica e Biotecnologie – Medicine Naturali, ha segnalato l’interesse di molte Facoltà di Medicina che hanno già aperto o sono intenzionati ad aprire corsi di formazione e perfezionamento sulle medicine non convenzionali, al fine di “fornire le nozioni di base per il loro utilizzo critico e razionale a complemento della terapia medica classica, nelle situazioni cliniche ove ne sia documentata la necessità. Per rispondere agli oltre 9 milioni d’italiani, che secondo un’indagine Istat dell’aprile 2001 si curano con metodi naturali, sono ben 40 le Asl e strutture ospedaliere che praticano al loro interno le terapie non convenzionali. Di esse le Edizioni Red hanno preparato una mappa che si potrà consultare nei prossimi giorni sul sito della casa editrice. La responsabile per la World Health Organization del programma internazionale di sostegno della Medicina Tradizionale, Xiaorui Zhang, ha fatto il punto sulla situazione internazionale, sottolineando l’importanza dell’integrazione tra medicine diverse come fattore di garanzia per la sicurezza del malato e di accessibilità per gli strati più indigenti delle popolazioni nei paesi in via di sviluppo. Licia Borgognone