Rat A Tat Tat nasce in un polveroso garage zeppo di strumenti vintage è la fucina creativa più suggestiva che si possa immaginare per il quinto lavoro di Jason Collett, cantautore tra i più prolifici e degni di lode della scena canadese. Questo garage non è di uno a caso, bensì di Carlin Nicholson degli Zeus che, insieme al collega Mike O’Brien, produce l’album. E i due non sono gli unici artisti ad essersi imbarcati in questa avventura: compare anche gente come Kevin Drew dei Broken Social Scene, band con la quale Collett ha girato il mondo. Del resto, suonare insieme e condividere è da sempre cardine della musica dell’artista in questione così come del panorama canadese, forse anche per questo tanto intenso e variegato. Collett conferma la propria abilità cantautorale con testi di estrema sensibilità senza scadere nel melenso, come in una Love Is A Dirty Word dove si suppone che Shakespeare fosse ubriaco nello scrivere i suoi versi. Musicalmente non è da meno, nel creare colori diversi e nello spaziare con un ben fornito parco strumentale tra gli echi blues di High Summer e gli interventi al banjo di Cold Blue Halo. Affonda poi le radici nell’amato paese natio, con odi quali la crepuscolare Winnipeg Winds, dove le pennate acustiche s’intrecciano a una lieve base ritmica e all’autoharp , e tra le aperture in slide e Wurlitzer di Lake Superior. Tutto questo in un’opera già musicale nel suo titolo, che ricorda l’onomatopeico bussare a una porta, per melodie che nascono dalla semplicità di voce e chitarra sino a rivelare tutta l’anima di un artista senza macchie e senza timori. Samantha Colombo