Ascolta l’intervista integrale Le situazioni di cui parli nel tuo libro “Acciaio” sono spesso un pugno nello stomaco. Qual è per te il pugno nello stomaco più forte oggi? Be’, anche pensando ad Acciaio sicuramente le morti sul lavoro che sono all’ordine del giorno e per me questo resta un problema che dovrebbe essere affrontato con molta energia perché è inconcepibile che nel 2011 in un sistema che si dichiara avanzato, progressista possano accadere questi drammi. Nel libro parli distruzione del bello, soprattutto per i giovani. Cos’è per te il bello nel nostro mondo? E il brutto? La bellezza anche pensando alla giovane età di Anna e Francesca, dei personaggi di “Acciaio” fa parte della loro vitalità, della loro sete di futuro, di crescita, di diventare un domani qualcosa, di avere un mestiere, una cultura, avere la possibilità di crescere. Il brutto in questo momento in Italia credo sia proprio questa impossibilità verso il futuro. I giovani spesso ristagnano in un presente fatto di lavoretti di tre mesi in tre mesi, spesso la scuola e l’università non riescono a offrire loro una vera e propria possibilità per cui il rischio è quello di cedere a sogni fasulli, sogni che non portano a nulla come quelli della bellezza consumata come merce di ragazze sventolate in televisione. Questa impossibilità di diventare altro, di diventare adulti. Silvia, qual è il valore da cui non prescindi? La verità. Per me le parole hanno valore nella misura in cui si ancorano a una realtà, nella misura in cui cercano di rivelarla e non di dissimularla. Al giorno d’oggi si sentono forse troppe parole che cercano di nascondere, di modificare, però la verità resta. Resta nei fatti e le parole devono essere al servizio dei fatti. Da dove parte per te la costruzione del futuro migliore? Per me, che ho fiducia nella parola, parte sicuramente dal fatto che non tacciamo quello che non va. Penso ai problemi più urgenti in Italia, penso anche alla violenza nelle famiglie: se ne parla pochissimo è quasi un tabù. Come un tabù rischia di essere la questione femminile. Partire dai problemi, essere anche impopolari, avere il coraggio di dire che non tutto va bene è un punto di partenza. Dopo di che senz’altro penso che ci vorrebbe un po’più spazio per il ricambio generazionale. Un futuro migliore potrebbe partire anche dalla cura dell’ambiente… Senz’altro. Penso alla questione del nucleare. Negli ultimi tempi abbiamo avuto una tragedia di ordine mondiale che ci ha fatto fare i conti con un’impossibilità, a mio giudizio. Avere il coraggio di investire in energie pulite è lungimirante. Se continuiamo a fare scelte guardando soltanto a domani, pensando semplicemente all’interesse bruto, materiale, non possiamo che farci del male. Farlo a noi, quindi all’ambiente e soprattutto alle generazione future. Come ti prendi cura nella tua vita di tutti i giorni dell’ambiente? Faccio la raccolta differenziata, sto parecchio attenta all’energia in particolar modo. Cerco di prendere più i mezzi pubblici che l’automobile, sto attenta a usare la lavatrice la sera, uso più energia elettrica nelle fasce orarie in cui viene consumata meno. Sono magari piccoli accorgimenti, che se diventano delle abitudini possono cambiare il nostro sguardo. Ti riferisci anche ad abitudini alimentari con l’alimentazione biologica? Anche, sì! Questo l’ho scoperto da non molto. Diciamo che sono sempre stata attenta, mi piace andare nei mercatini dove arrivano i contadini, dove c’è una vendita diretta dal produttore al consumatore. E’ più bello, diventa più bello fare la spesa, diventa tutto meno frenetico rispetto a un grande supermercato. C’è più attenzione a quello che mangi e poi sai anche che molta filiera, carburante, viaggi vengono risparmiati. E poi è anche un modo di vivere diverso, ti crea più allegria, ti cambia la giornata! Che valore ha per te la musica? Grande perché spesso quando faccio le pulizie di casa e nel frattempo penso la ascolto, mi immagino i personaggi, i capitoli. La musica mi aiuta molto, è come se fosse la colonna sonora del romanzo che sto scrivendo. Ma mentre scrivo ho bisogno del silenzio assoluto! C’è un genere che ti piace di più, guilty pleasures compresi? Devo dire che sono molto presa in giro perché mi piace ascoltare musica dance. Quando ho scritto “Acciaio” ne ho ascoltata moltissima, come “The rhyhtm is a dancer”, perché i miei personaggi andavano in discoteca, erano giovani, avevano quel tipo di approccio alla vita, tutto ritmo, tutta sete, fame di mordere il presente. Poi ascolto anche molta musica italiana, mi piace molto Tricarico, mi piace Vinicio Capossela. Vario molto con la musica, non è come con i libri. Per i libri ho i tre autori che mi ossessionano, invece con i cantanti sono meno fedele, diciamo. E quali sono gli autori a cui sei fedele? Dostoevskij, Truman Capote e Elsa Morante. “La storia” ha un afflato grande verso il nostro paese, ha voluto raccontare una grande tragedia storica e individuale. E’ un romanzo che osa molto.