Yogananda è stato l’ambasciatore spirituale dell’India per il mondo occidentale. La sua missione è stata quella di promuovere l’unità spirituale dell’umanità. A questo scopo ha insegnato la scienza della realizzazione del Sé, il Kriya Yoga e ha proposto le comunità di fratellanza mondiale come soluzione ai problemi sociali. Con il suo libro, “Autobiografia di uno Yogi”, Yogananda ha toccato la vita di milioni di persone in tutto il mondo, parlando della necessità di coltivare l’amicizia con Dio e di meditare su di Lui: “Quando percepirai Dio come gioia – diceva – allora saprai che Lui esiste!”. Swami Kriyananda ha realizzato, in Italia, uno degli ideali più cari a Yogananda: sviluppare comunità in cui persone con famiglia e ricercatori sinceri potessero vivere insieme in armonia, cercando Dio. In una conferenza Kriyananda parla di questa ricerca: “Il modo in cui cerchiamo Dio non importa tanto quanto il fatto che Lo cerchiamo e questa ricerca non ha un nome o una definizione. Conoscere se stessi, come hanno detto i Greci, vuol dire conoscere Dio come il nostro vero Sé. Non posso immaginare che quando moriremo Dio ci chieda: che cosa hai fatto? In che cosa credi? Piuttosto, ci chiederà: mi ami? Questo amore non ha bisogno di definizioni. Come Yogananda ha scritto in una preghiera: ‘Oh Amato, non posso più pregarTi con le parole, ma soltanto con l’amore del mio cuore’. Perché tutti hanno rispetto per la scienza? Perché si basa sui risultati ottenuti dallo sperimentare, anziché basarsi sulle opinioni o sui dogmi. Uno scienziato può essere cinese, italiano, indiano, americano, indù, mussulmano: non importa da dove viene o in che cosa crede. Conta soltanto che ha sperimentato e ha potuto dimostrare agli altri quello che ha scoperto. Nessuno dice mai: “Galileo era italiano ed era cattolico e non posso dunque accettare la sua ricerca”. Quello che allontana le persone dalla religione sono le controversie fra coloro che credono negli stessi alti ideali. Dovremmo cercare di essere uniti nel credere ai principi universali, non delimitati nell’ambito di una unica religione o di un unico dogma, ma basati sull’esperienza che è condivisa da tutta l’umanità. Non sto proponendo di unificare tutti i riti, le preghiere, la liturgia, le scritture in un’unica religione. Ma ritengo che, pur credendo ciascuno nella propria religione, possiamo anche credere che l’essenza di tutte le religioni è l’elevazione della coscienza umana, è la realizzazione del Sé in Dio, è l’esperienza individuale dell’estasi, dell’unione con Lui. Premi Di Benedetto e Valeria Cerri Ananda Assisi