Se pensiamo che l’omeopatia rappresenti una panacea, una soluzione facile per ottenere una guarigione miracolosa dai tumori, siamo in errore. Risulta invece un supporto ottimo per alleviare gli effetti collaterali derivati dalle terapie oncologiche. Questi sono i punti su cui ha voluto insistere il dottor Jean-Philippe Wagner durante la sua conferenza sull’utilizzo dei medicinali omeopatici in oncologia, tenutasi nella sede della Boiron Italia, a Segrate, lo scorso 12 marzo. L’oncologo ha voluto sottolineare che l’omeopatia non può essere considerata una “medicina alternativa” alle normali terapie oncologiche, ma deve invece essere vista come un valido complemento, che lavora per eliminare i fastidi provocati dalle cure e non la malattia stessa. Per dimostrare l’efficacia di questa medicina che ha ormai alle spalle una tradizione di due secoli, Wagner ha portato come esempio l’esperienza francese. Secondo gli ultimi dati disponibili, i pazienti affetti da tumore che ricorrono alle medicine complementari durante la terapia oncologica in Francia sono circa il 30 per cento del totale, corrispondenti a 700.000 persone. La più gettonata è l’omeopatia, utilizzata dal 56 per cento dei pazienti, seguita da dietetica (40 per cento), antroposofia (37 per cento) e fitoterapia (31 per cento). A livello europeo i dati risultano molto simili: il 35 per cento dei malati di tumore che ricorre alle medicine complementari e la preferenza ricade stavolta sulla fitoterapia, con l’omeopatia al secondo posto. Come ha spiegato Wagner, il vantaggio di queste terapie è dato dal tempo che i medici possono trascorrere con i pazienti: circa un’ora a seduta, contro i 7 minuti normalmente a disposizione di un oncologo. Il terapeuta ha dunque la possibilità di stare vicino al paziente, ascoltarlo, comprenderne i timori e le reazioni nei confronti della malattia e in molti casi anche aiutare l’oncologo a calibrare la cura. Il sistema sanitario francese, infatti, prevede dal 2003 che le persone affette da tumore siano seguite da un’equipe, formata da diversi specialisti, tra cui anche esperti di medicine complementari, che granatisca un piano terapeutico personalizzato. Ma a cosa servono, in concreto, i granuli omeopatici in caso di cancro? Secondo il medico agiscono sui sintomi e possono quindi ridurre o a eliminare il senso di affaticamento e la nausea e a migliorare lo stato generale del paziente, diminuendo ad esempio le irritazioni alla pelle e i fastidi alle dita causati dalla terapia. A detta di Wagner, il futuro delle cure contro il cancro deve necessariamente vedere (non solo in Francia) la creazione di centri per i trattamenti integrati in oncologia. E’ già successo in Australia grazie a Olivia Newton-John, protagonista di Grease. Dopo esser guarita dal cancro, la star ha mobilitato Hollywood, raccogliendo 100 milioni di dollari da destinare all’ospedale che l’aveva curata, ponendo un unico vincolo: creare, accanto al reparto di oncologia, un centro per la medicina integrata in modo che i pazienti potessero usufruire di entrambe le cure. Ascolta l’intervista a Jean-Philippe Wagner