I gessi bolognesi rappresentano una delle principali attrattive naturalistiche della regione, con doline, valli cieche, inghiottitoi, erosioni a candela e sono celati gli ingressi di oltre 200 grotte tra cui quelle famosissime del Farneto e della Spipola. Le strade e i sentieri che attraversano quest’area protetta consentono di avvicinare scenari di inaspettata bellezza, rupi rocciose che si affacciano su conche simili ad anfiteatri naturali, angoli all’apparenza inaccessibili che nascondono ingressi di grotte, aspre dorsali calanchive che interrompono dolci pendii argillosi. Nelle zone di affioramento del gesso le sommità corrispondono a dossi argentei dove risalta la struttura cristallina della roccia la cui luminosità madreperlacea le ha meritato il nome di sélenite, pietra lunare. In questi ambienti sotterranei abitano invertebrati e chirotteri – come il ferro di cavallo maggiore – che si sono evoluti alla vita nelle tenebre. Le rupi gessose sono rivestite da una vegetazione ridotta e discontinua, da piccole piante erbacee adattate alla vita sulla roccia e aromatiche che in estate sprigionano intensi profumi. A tratti la copertura vegetale si arricchisce di folti boschi, arbusteti e siepi che si fondono con gli affioramenti, delimitando le aree ancora coltivate. Alle tante testimonianze che raccontano la storia naturale dei luoghi si sovrappongono i segni delle opere dell’uomo, che ha frequentato sin dalla preistoria queste colline. Dei numerosi borghi medievali sorti intorno alle parrocchie molti sono decaduti o scomparsi come Montecalvo e Pizzocalvo e degli antichi castelli restano ruderi a Castel de’ Britti e S. Pietro di Ozzano. Ormai perdute sono anche le tracce degli importanti monasteri di un tempo, ma sopravvivono alcune chiese isolate nella campagna o piccoli oratori come quello della Madonna dei Boschi. Sulle orme degli antichi romani: la Flaminia Minor “… successivamente la guerra fu portata contro i Liguri Apuani, che avevano devastato la campagna di Pisa e di Bologna. Domati anche costoro, il console concluse un accordo di pace con le popolazioni confinanti. In conseguenza di ciò, dato che aveva fatto in modo che la provincia fosse assolutamente libera da ogni pericolo di guerra, Caio Flaminio, per non tenere nell’ozio i soldati, fece loro costruire una Via da Bologna ad Arezzo”. da: Tito Livio, Storia di Roma, Libro XXXIX, cap. 2 Si parte dalla Settefonti, nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa e percorrendo una zona di aspri calanchi si risale verso il crinale appenninico, la zona è poco abitata e si attraversano valli e boschi selvaggi. L’itinerario si snoda sull’antico percorso della Flaminia Minor, strada romana utilizzata per secoli per valicare le montagne, un collegamento tra Bologna e Arezzo, attraverso il Passo della Raticosa. Per informazioni ed escursioni guidate: Cooperativa Dulcamara, tel: 051 796643; Associazione Boscaglia Emilia, tel: 051 6755092; Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, tel: 051 6251934. Tomaso Scotti