Oggi, 8 Aprile 1947 Holloway, nord di Londra In una famiglia di appassionati di musica, nasce Stephen James Howe (Steve Howe). In casa, c’è una collezione di 78 giri da fare invidia alla discoteca di Stato. Così il piccolo Steve (e i suoi tre fratelli) crescono ascoltando jazz e blues. Dato che Steve sembra mostrare particolare attenzione ai maestri della sei corde (da Chet Atkins a Barney Kessel) i suoi genitori per Natale gli regalano la sua prima chitarra. Steve Howe ha solo 12 anni ma già inizia a esibirsi in pubblico. Nel 1961, con i primi guadagni, si compra una Guyatone solid body poi, nel 1964, finalmente concretizza un sogno: l’acquisto di una Gibson ES 175, proprio come quella dei suoi idoli, i grandi chitarristi jazz degli anni 50. Ma non certo uno strumento da rockettaro. Tanto che, a metà degli anni ’60, nessuno sembra dargli credito. Eppure, di lì a poco, nel giro dei musicisti londinesi comincia a spargersi la voce di questo ragazzo magrissimo che suona da dio una strana chitarra, a metà tra un’acustica e un’elettrica. Gli fanno la corte i Nice di Keith Emerson e persino i Jethro Tull di Ian Anderson. Lui, però, rifiuta entrambe le offerte. Decide, invece, di entrare a fare parte di una nuova band che lui trova molto più eccitante. Nella primavera del 1970, alla Queen Elizabeth Hall di Londra, Steve Howe diventa ufficialmente il chitarrista degli Yes. Con The Yes Album, Howe imprime il suo marchio chitarristico inconfondibile a uno dei più eccitanti ensemble del progressive rock di quegli anni. Addirittura, nel disco, dà sfoggio di tutto il suo talento con uno strumentale per chitarra acustica che lui, senza presunzione, chiama Clap, l’applauso.