Oggi, 30 Giugno 2002 Roskilde, Danimarca. Sull’Orange stage, il palco principale di uno dei Festival più grandi, belli e longevi del vecchio Continente, si stanno esibendo i Pearl Jam. Sono più di 50.000 i giovani presenti. Per colpa di un sistema di amplificazione carente, si stanno tutti pericolosamente avvicinando al palco. Resosi conto della situazione, dopo circa 45 minuti di concerto, Eddie Vedder (front man e leader della band di Seattle) interrompe la sua performance chiedendo ai ragazzi di non spingersi e di evitare la calca. Anzi, invita tutti a indietreggiare. Sfortunatamente, il suo appello giunge in ritardo. Il fango presente nel luogo del concerto rende il terreno scivolosissimo. E’ un attimo: decine di ragazzi cadono a terra e vengono travolti dal parapiglia generale. Molti sono letteralmente calpestati Otto di loro (svedesi, danesi, tedeschi e olandesi) muoiono soffocati. Una nona persona, un australiano, si spegne il 5 luglio in ospedale. Quando la notizia della tragedia diventa di pubblico dominio, il concerto viene sospeso e anche i gruppi che avrebbero dovuto salire dopo i Pearl Jam (Oasis e Pet Shop Boys) decidono di cancellare il loro show in segno di lutto. Nei giorni successivi, ci sono roventi polemiche da parte dei media che attribuiscono colpa morale alla Polizia danese e accusano i Pearl Jam di aver eccitato troppo gli animi dei presenti. La band di Vedder si dissocia totalmente e (dopo aver cancellato numerosi concerti della loro tournée) rimane a disposizione degli inquirenti. L’incidente di Roskilde segna per lungo tempo l’attività live dei Pearl Jam. Eddie Vedder, al proposito, scrive un brano bellissimo (Love Boat Captain) in cui ci sono una citazione esplicita al pezzo dei Beatles All You Need Is Love e la malinconica frase Lost 9 friends we’ll never know … abbiamo perso 9 amici che non conosceremo mai dedicata ai loro fan scomparsi nell’incidente di Roskilde.