StanzaScirocco Acacia, africana LidiaMia, stamattina ho accompagnato il signor Ghedy, il libico dai capelli nerissimi e lisci, l’uomo dai silenzi interminabili, al porto. Me l’ha chiesto lui ieri sera, dopo aver finito il limoncello di Donna Incoronata. Per le strade di Stromboli deve essersi sentito a suo agio perchè ha cominciato a parlare più rapidamente, come se la lentezza delle parole di quest’uomo dipendesse dalla posizione del suo corpo. Mi ha raccontato che in quel viaggio verso casa sua, quella notte, quella bottiglia lo aveva tradito. Ma non solo si era ubriacato. Era riuscito in mezzo al deserto del Ténéré, il deserto dei deserti, a centrare col suo camion l’unico albero per kilometri e kilometri. Un’acacia, l’albero del Ténéré l’albero più isolato al mondo, a 400 kilometri da ogni altra vegetazione. Non c’era niente per kilometri e kilometri. Il libico quella notte è riuscito ad avere un incidente con l’unico punto di riferimento segnalato sulla cartina a scala 1:4.000.000. A sentire questo racconto non sono riuscito a trattenermi, ho cominciato a ridere per cinque minuti buoni. Ma il libico non si è scomposto e mentre ridevo ha continuato a raccontarmi che quell’acacia non era solo l’albero più isolato della Terra, ma era al centro di una superstizione, un ordine tribale che da sempre veniva rispettato e che vedeva ogni anno, intorno a quell’albero, il radunarsi della Carovana del Sale dai Mille Cammelli, che girava intorno all’acacia per affrontare senza problemi la traversata del Ténéré. LidiaMia, più il racconto proseguiva e meno riuscivo a rimanere serio… ma il signor Ghedy non aveva l’aria di chi si stava offendendo, sembrava quasi che quelle mie risate se le aspettasse…