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Vino, come leggere l’etichetta
Saper leggere le etichette del vino è un importante aiuto per capire la bottiglia che si sta comprando o il vino che si ha ordinato al ristorante. L’etichetta è la carta di indentità della bottiglia, e deve contenere tutte le caratteristiche principali del vino. L’etichetta svolge un ruolo fondamentale perché fornisce una serie di informazioni
Saper leggere le etichette del vino è un importante aiuto per capire la bottiglia che si sta comprando o il vino che si ha ordinato al ristorante. L’etichetta è la carta di indentità della bottiglia, e deve contenere tutte le caratteristiche principali del vino. L’etichetta svolge un ruolo fondamentale perché fornisce una serie di informazioni importanti sul vino che devono essere chiare e verificabili.
L’Unione europea ha scritto leggi precise in materia per uniformare questo aspetto a livello europeo.
Etichetta, le indicazioni obbligatorie
- Nome del vino, inteso come regione o zona geografica (Barolo, Chianti, Sardegna, Sicilia), seguito al di sotto dalla sigla di classificazione italiana: Denominazione di origine controllata per i Doc; Indicazione geografica tipica per i vini Igt oppure categoria d’appartenenza (da tavola, frizzante, e così via).
- Nome e ragione sociale dell’imbottigliatore e sede dell’azienda.
- Gradazione alcolica espressa in percentuale di volume; per i vini amabili dolci anche il residuo di zucchero che può potenziare la percentuale di alcol che gli zuccheri possono apportare).
- Quantitativo espresso in litri, centilitri o millilitri.
- Lotto di appartenenza del vino.
- Dicitura “contiene solfiti” per tutti i vini che contengono più di 10 mg/litro di anidride solforosa
Indicazioni facoltative
Tutte le indicazioni che descrivono pregi e caratteristiche del vino, come gli abbinamenti a tavola (pesce, carni , formaggi, dolci), la temperatura ideale per il consumo, la modalità consigliata di servizio, ad esempio quante ore stappare prima del consumo. Annate, vitigni, se è superiore, riserva ecc.
Anidride solforosa, cos’è e perché si trova nel vino
In Italia, come detto, vige l’obbligo di riportare in etichetta la scritta “contiene anidride solforosa” o “contiene solfiti” nei vini che contengono anidride solforosa oltre i 10 mg per litro, che è la quantità prodotta naturalmente durante la fermentazione. I limiti legali ammessi per la commercializzazione di questa sostanza, usata in enologia per le sue proprietà antiossidanti e antisettiche, sono di 160 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i vini bianchi. L’anidride solforosa è accusata di causare problemi vascolari e cerebrali. Va detto che la buona pratica di far ossigenare il vino prima di consumarlo, permette di eliminare fino al 40 per cento di anidride solforosa.
I vini senza solfiti
In commercio si trovano vini senza solfiti, nei quali, ci rivela Gian Antonio Posocco, selezionatore di vini bio, la vinificazione viene fatta con uve sane e prive di muffe. Il risultato dà vini eccellenti al gusto e più ricchi di sostanze benefiche: gli antiossidanti sono fino a 5 volte superiori agli altri vini e il bouquet di aromi conserva tutti i profumi naturali dell’uva e il gusto del vitigno.
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