Whale watching, ovvero andar per balene

L’ “osservatore di balene” può avvistare gli animali, fotografarli, imparare a distinguere le diverse specie, aiutare quindi ad una loro classificazione per i censimenti, passando delle giornate nella natura in compagnia di altri appassionati e di esperti che saranno a disposizione per domande e chiarimenti.

DOVE
Sono numerose le località nelle quali è possibile
praticare il whale watching; sono aree marine protette, denominate
“Santuari dei cetacei”, create in acque internazionali ai sensi di
Accordi stipulati tra le Nazioni contraenti.

Purtroppo, spesso le aree protette sono tali solo da un punto di
vista formale; nei fatti, le specie animali che abitano le loro
acque sono tutelate al fine di permettere un ripopolamento volto ad
una successiva ripresa della pesca.

Occorre quindi un grande impegno da parte sia delle Istituzioni per
l’elaborazione di Accordi di tutela che siano rispettati appieno,
sia di quei turisti che si accingono ad “esplorare i mari”,
affinché possano godere dell’esperienza a contatto con i
“giganti del mare” senza danneggiare loro e il loro habitat
naturale, magari scegliendo di partire con imbarcazioni a vela,
attraverso organizzazioni accreditate.

PERCHE’
La scelta di convertire il business
della caccia alla balena in turismo può rivelarsi vincente,
come spiega Emanuela Marinelli, di Greenpeace. “Ogni anno 9 milioni
di turisti se ne vanno via mare, via aria o via terra a osservare i
cetacei, spendendo circa un miliardo di dollari. Una cifra che
è raddoppiata nel giro di quattro anni, dal 1994 al 1998″.
Per citare un eloquente esempio, l’Islanda ha ricavato attraverso
il whale watching il quadruplo di quanto generato
dall’attività baleniera nel periodo compreso tra il 1985 ed
il 1989.

L’ “osservatore di balene” può avvistare gli animali,
fotografarli, imparare a distinguere le diverse specie, aiutare
quindi ad una loro classificazione per i censimenti, passando delle
giornate nella natura in compagnia di altri appassionati e di
esperti che saranno a disposizione per domande e chiarimenti.

I LUOGHI
L’Italia ospita 20 aree marine protette, tra cui il “Santuario dei
Cetacei” o “Santuario Pelagos”, un’area protetta costituita ai
sensi di un Accordo Internazionale tra Italia, Francia e Principato
di Monaco. E’compreso nella Lista delle Aree Specialmente Protette
di Importanza Mediterranea.
Si estende per circa 90.000 kmq, con una linea di costa di circa
2.020 chilometri,
tra la penisola di Giens (Francia), la costa settentrionale della
Sardegna e la costa della penisola italiana, al confine tra Lazio e
Toscana.
E’l’area marina più grande d’Italia e del Mediterraneo, e al
suo interno vivono circa 2.000 esemplari di balenottera comune,
circa 25.000 esemplari di stenella e vari esemplari di capodoglio,
globicefalo, grampo, tusiope, zifio, delfino comune.
I parchi sommersi di Baia nel golfo di Pozzuoli e di Gaiola nel
golfo di Napoli sono costituiti da un ambiente marino avente
rilevante valore storico, archeologico-ambientale e culturale.

In Sud Africa esistono parecchie aree marine protette, molte delle
quali hanno al loro interno degli habitat di mammiferi marini;
nello specifico le riserve marine di Walker Bay e di DeHoop
costituiscono dei punti di notevole interesse per l’osservazione
dei cetacei.

All’Australia appartiene la più grande rete di Santuari per
i Cetacei, una rete che si estende su una superficie di oltre 30
milioni di kmq di e che vede l’accordo di 11 nazioni dell’Oceano
Pacifico.

Senegal, Canada, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, sono solo
alcuni dei Paesi che ospitano aree di tutela dei cetacei.

Laura Bernasconi

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