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Il primo Rapporto sui prodotti ittici in Italia ci parla di etichette incomplete nel 75% dei banchi, di truffe accertate dai NAS e di consumi differenti fra nord, centro e sud.
Attenzione al pesce che vi trovate davanti: è questo il
monito lanciato dal ?I° Rapporto su sicurezza alimentare e
prodotti ittici in Italia? redatto dalla Rete Salute&Gusto del
Movimento Difesa del Cittadino, in collaborazione con
Legambiente.
Dall?indagine, condotta in 170 punti vendita di pesce al
dettaglio dislocati in 14 regioni italiane per un totale di 1.500
cartellini controllati, emerge che la normativa Europea (art. 4 del
Regolamento CE 104/2000, entrato in vigore il 1° gennaio 2002),
che prevede denominazione commerciale della specie, metodo di
produzione e zona di cattura in etichetta, risulta disattesa nel
75% dei casi. Solo Liguria e Basilicata hanno dimostrato di avere
etichette in regola nel 100% dei casi.
Il rapporto dà un quadro sconfortante del settore pesce
in Italia: le analisi hanno evidenziato che le frodi sono numerose,
più o meno gravi. In alcuni casi il pesce inscatolato
è risultato contaminato da metalli pesanti; a Brescia e a
Treviso, in due allevamenti, è stato riscontrato l?utilizzo
di sostanze farmacologiche cancerogene (proibite dal 1996) per
?curare? il pesce malato; a Genova si è scoperto uno
stabilimento di produzione ittica in pessime condizioni igieniche,
la cui bottarga è ?farcita? di parassiti e insetti. Ma le
frodi proseguono: il rapporto ci parla di pesce scongelato
spacciato per fresco, pesce cinese venduto come ?novellame di
sarda?; pesce che ha viaggiato per giorni (da Cile, Grecia,
Australia, Turchia) venduto come pesce appena pescato, fresco,
italiano. Tutto accertato dai Nas, dalla Guardia di Finanza, dalla
Guardia Costiera.
Gli acquisti di prodotti ittici in Italia (dati Ismea ? A. C.
Nielsen) hanno superato nel 2003 le 410.000 tonnellate, per una
spesa di oltre 3.612 milioni di euro. La gran parte degli italiani
dichiara di mangiare pesce una volta la settimana (45,7%) e di
acquistarlo prevalentemente in pescheria (61,9%). In cima alla
lista delle regioni che mettono più pesce in tavola, ci sono
quelle del Sud, dove mangiare pesce continua a restare una sana
tradizione.
Ma il rapporto di ?Salute&Gusto? (12 Sportelli in 12
regioni), fornisce anche le linee guida del Ministero delle
Politiche gricole e Forestali per riconoscere il pesce fresco.
Eccole:
L?occhio e l?odore. L?occhio è
fondamentale per valutare la freschezza del pesce. Deve essere
sporgente con la pupilla nera e la cornea trasparente. Importante
è anche l?odore, che deve essere delicato, deve ricordare il
profumo del mare.
Il corpo del pesce non deve essere molliccio e
flessibile ma rigido e arcuato; le carni devono avere consistenza
soda ed elastica. Il colore della pelle deve essere brillante,
cangiante.
Le squame devono essere molto aderenti.
Le branchie rosee o rosso vivo.
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