Pesticidi: un rischio concreto

Il 40% dei prodotti ortofrutticoli convenzionali risulta contaminato da residui di pesticidi, il 30% con più di un principio attivo; un campione su cinquanta addirittura fuorilegge. Sono questi i dati più preoccupanti che emergono da una recente ricerca di Legambiente che ha raccolto e monitorato i risultati dei controlli effettuati dalle Asl in cinque tra

Il 40% dei prodotti ortofrutticoli convenzionali risulta
contaminato da residui di pesticidi, il 30% con più di un
principio attivo; un campione su cinquanta addirittura fuorilegge.
Sono questi i dati più preoccupanti che emergono da una
recente ricerca di Legambiente che ha raccolto e monitorato i
risultati dei controlli effettuati dalle Asl in cinque tra le
maggiori regioni produttrici (Piemonte, Veneto, Toscana, Campania,
Trentino Alto Adige) su 5000 campioni di ortofrutta nel corso del
1999.

La percentuale dei campioni contaminati sale a più del 50%
per la sola frutta, mentre in Piemonte – la regione dove i
controlli sono più rigorosi – la frutta a rischio pesticidi
è quasi il 65%. “I numeri dei controlli effettuati dalle
autorità sanitarie – sostiene Legambiente – confermano che
in Italia continua l’abuso di pesticidi e altri fitofarmaci.

Del resto, in Europa siamo insieme all’Olanda il Paese con il
più alto consumo di fitofarmaci per ettaro coltivato, e la
situazione è tanto più grave in quanto la normativa
che fissa i limiti alla presenza di residui è vecchia di
oltre 30 anni, e dunque non tiene conto della grande
quantità di studi e ricerche sul rischio sanitario legato
alla presenza di pesticidi nei cibi. Così, in Italia
continuano ad utilizzarsi principi attivi praticamente messi al
bando in altri Paesi, come ad esempio il Clorpirifos, dall’ormai
accertato effetto cancerogeno.

Al tempo stesso non sussiste alcun limite al numero di residui
ammessi in uno stesso prodotto. Proprio il cosiddetto
“multiresiduo” è il principale campanello d’allarme fatto
suonare dai dati presentati da Legambiente: in circa il 25% della
frutta consumata nelle cinque regioni si ritrova più di un
principio attivo, e se questi prodotti per la legge sono sicuri,
per la scienza rappresentano invece un pericolo. Da uno studio
realizzato nel 1999 da ricercatori dell’Enea risulta che il rischio
cancerogeno per chi consuma prodotti ortofrutticoli contenenti
residui chimici è pari ad 1,24 ogni 10000 abitanti nel corso
di settant’anni. Per la legge italiana, i rischi sono valutati come
se i soggetti fossero esposti ad un solo pesticida per volta, anche
se è possibile trovare in commercio derrate agroalimentari
che contengono fino a dodici residui di pesticidi diversi.

Mimmo
Tringale

Direttore del mensile Aam Terra Nuova

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