Piacere e dolore

“Dobbiamo prendere sul serio i piaceri e i dolori della vita, e non cedere alla tendenza di manipolarli con leggerezza con qualche psicofarmaco o con qualche droga.”

Sarebbe bello e anche logico se un’affermazione simile
appartenesse al repertorio dei nostri medici di base, invece no. Se
cosi’ fosse i profitti delle case farmaceutiche produttrici di
psicofarmaci non avrebbero incrementi annui di fatturato a due o
tre cifre. Sarebbe bello e anche logico se un’affermazione simile
appartenesse al repertorio degli insegnanti dei nostri figli,
invece no.

Gli adulti sono avidi consumatori delle piu’ svariate
qualità di droghe, e non c’è bisogno di scomodare
quelle canoniche: stiamo parlando di caffè, zucchero,
cioccolato, alcool, sigarette, analgesici, sonniferi, ansiolitici,
antibiotici, televisione, cellulare, computer, sesso, cibo,
successo denaro, potere…

La frase d’apertura è del sociologo Francesco Alberoni il
quale ci suggerisce di prendere sul serio il piacere e il dolore,
ma non ci suggerisce come, anche perché questo non è
il suo compito. Raccogliamo la staffetta e continuiamo lungo la
linea tracciata dalla sua affermazione.

Le droghe citate dilagano grazie ad una tendenza talmente diffusa
da risultare ovvia: combattere il dolore e ricercare il
piacere.
Combattere il cancro, la depressione, la distrofia, la droga, fare
la guerra e farla in tanti, farla contro qualcosa di
inequivocabilmente brutto per potersi illudere di essere in pace,
con se stessi e con la propria coscienza, con il mondo.

Se non vogliamo parlare di mala fede parliamo di ignoranza.
Avete mai visto il giorno senza la notte? Dove pensate che vada a
finire tutta quell’ombra che tutti vogliono combattere? Tutto quel
male?
Come mai viviamo cosi’ a lungo e siamo cosi’ infelici da non
poterci fermare a guardare dove stiamo andando? Le droghe ci
allungano la vita ma ce la allungano male.

Come possiamo continuare a credere…

Come possiamo continuare a credere che combattendo, facendo la
guerra alla malattia, al dolore si possa un giorno vincere
qualcosa?
Ma come vuoi dire che non è giusto sfuggire le emozioni
negative e ricercare quelle positive? Tu saresti contento se ti
venisse un bel tumore?
La mente razionale, duale è stupida e continua ad esserlo
anche se è in maggioranza.

Se non vuoi il piacere allora vuoi il dolore, se non combatti la
malattia allora ti piace la malattia, se non sei come noi allora
sei diverso e dato che noi siamo buoni allora tu sei cattivo.
Logico. Peccato che ciò che è logico non sia mai
vero, la verità si sostiene da sola non ha bisogno della
logica.

Le antiche tradizioni sapienziali che persistono da millenni al
clamore mediatico delle grandi culture di volta in volta dominanti
ci ricordano: cosi’ in alto come in basso, tutto scorre, la vera
natura delle cose è l’impermanenza, porgi l’altra guancia…
Fuor di metafora significa che solo lo stolto crede che le emozioni
piacevoli siano bene e quelle spiacevoli siano male, solo lo stolto
combatte contro metà del cielo credendo di poter arrivare in
paradiso. Questo ovviamente vale anche per il contrario.

Proviamo ad ascoltare il saggio: E’ bene ciò che si conforma
al ritmo delle cose, è bene per l’essere umano ciò
che rispetta il suo ordine interno, ciò che onora la sua
natura e lo riconduce a se stesso, è male ciò che
contrasta, che lo allontana da se stesso. Anche se a volte richiede
il prezzo del dolore, anche se a volte sembra non convenire, anche
se a volte ci chiede di guardare in faccia le nostre miserie e di
trovare il coraggio di liberarci dalle nostre droghe, si chiamino
cocaina o marito, lavoro o tumore, alcool o televisione, anche se
“ma io cosa ci guadagno?”. La vita eterna, che non significa, come
ci hanno erroneamente insegnato, una vita ultraterrena per sempre,
ma il benessere qui e ora, il paradiso adesso e qui, e quindi anche
dopo e altrove.

Pierluigi
Lattuada

pubblicato su LIFEGATE magazine n.31

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