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La repressione nel 89 in Piazza Tienanmen ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella storia cinese, e della sua immagine a livello internazionale.
L’annientamento della rivolta di Piazza Tienanmen ha permesso l’accelerazione della
“transizione” cinese verso un’economia di mercato globale,
accompagnata però dall’autoritarismo politico e dall’aumento
delle disuguaglianze sociali.
Questo dualismo tra continuità politica e
discontinuità economica e sociale dà al
neoliberalismo cinese un carattere tanto particolare quanto
instabile, in termini sociali si traduce in forti disuguaglianze e
conseguente sgretolamento sociale, aumento della disoccupazione e
l’esodo delle aree rurali verso le città.
Proprio l’emergere di gravi squilibri sociali, che è stato
decisivo per la nascita della protesta sociale le cui aspirazioni
democratiche sono state fermate con la violenza il 4 giugno 1989,
rappresenta oggi il momento decisivo di questa evoluzione.
Allora i principali obiettivi del potere erano di risolvere la
crisi di legittimità che aveva messo in luce il movimento
sociale e imporre una riforma dei prezzi del mercato interno, in
vista di una futura apertura esterna.
L’ingresso della Cina nella Wto segna l’ultima tappa di questo
processo.
Da un certo punto di vista, si potrebbe collocare quell’avvenimento
nel contesto globale dello sviluppo dei mercati e nel movimento di
contestazione del sistema mondiale dominante, che è sfociato
nella protesta contro l’organizzazione mondiale del commercio (Wto)
a Seattle, nel novembre-dicembre 1989 e contro il Fondo monetario
internazionale, (Fmi) a Washington nell’aprile-maggio 2000.
Isolato nel suo carattere nazionale, l’avvenimento è stato
svuotato del suo contenuto e della sua forza critica, spossessato
della sua importanza storica di rivolta contro i nuovi rapporti di
potere e di denuncia verso una nuova egemonia/tirannia.
Dopo Tienanmen, la contestazione sociale è stata costretta
in uno spazio molto ridotto e il discorso neoliberale è
diventato egemonico, nel settembre 1989, il governo ha messo in
atto quella riforma dei prezzi che non era riuscito a imporre tempo
prima e ora ha completato l’opera.
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