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Da migliaia d?anni la storia del piccolo farro dell’Alta Provenza
Questo cereale era consumato in abbondanza fino all?epoca
romana, ma in seguito venne quasi totalmente sostituito dal
frumento, tenero e duro, che tolse spazio ai vari cereali minori
grazie alle rese maggiori e all?assenza di lavorazione. Il
farro è infatti un cereale
«vestito», che deve essere decorticato prima del
consumo (con una lavorazione simile a quella del riso).
Da una dozzina d?anni, però, il piccolo farro ha
ricominciato a destare interesse, grazie alla rusticità
della pianta, adattata ai climi semiaridi e ai terreni poveri, e
alle qualità nutritive e organolettiche dei suoi grani,
particolarmente ricchi in
proteine, magnesio e fosforo.
Il piccolo farro (in francese petit épeautre)
dell?Alta Provenza, è una popolazione
botanica locale le cui prime tracce risalgono al 9000 a.C. e che si
stima sia giunta dalla fascia occidentale dell?attuale Turchia.
Oggi 27 produttori, i cui campi sono distribuiti fra 235 comuni al
di sopra dei 400 metri sul livello del mare in Alta Provenza, si
sono riuniti in un sindacato ed hanno ottenuto l?Igp
per grani e farina. Hanno stabilito un rigido protocollo di
produzione, che segue i dettami
dell?agricoltura biologica, e promuovono il loro
prodotto con l?appoggio della ristorazione locale e con la
partecipazione a mercati e fiere.
Il piccolo farro si adatta perfettamente alle condizioni
ambientali, non certo semplici, dell?area, e si intervalla ai
campi di lavanda e di ceci, con cui è spesso in
rotazione.
A cura della Fondazione Slow Food per la
Biodiversità Onlus
www.fondazioneslowfood.it
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