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Platone: il singolo e lo Stato
Lo Stato per Platone non è altro che una “gigantografia”, “un ingrandimento dell’anima”; dunque, per cogliere la forza interiore della giustizia, occorre partire dal suo manifestarsi “in grande”, appunto nello Stato.
Lo Stato per Platone non è altro che una “gigantografia”, “un ingrandimento dell’anima”; dunque, per cogliere la forza interiore della giustizia, occorre partire dal suo manifestarsi “in grande”, appunto nello Stato.
Ma leggiamo il Nostro in questo corposo passo, senza ulteriori commenti:
“La ricerca che intraprendiamo (sulla giustizia) non è impresa da poco, e mi pare proprio che necessiti di una vista penetrante. Ora – seguitai -, poiché noi non siamo all’altezza di tale compito, mi pare che la ricerca debba essere impostata come se a persone deboli di vista si volessero far leggere, a grande distanza, parole scritte in caratteri minuti finché ad un certo punto a qualcuno non venisse in mente che le stesse parole comparivano anche in altro luogo in scrittura più grande e su uno spazio maggiore. Direi proprio che costui riterrebbe un vero e proprio colpo di fortuna poter leggere prima quelle parole e poi andare a controllare quelle più piccole, per vedere se per caso non siano le stesse”.
“Senz’altro – riconobbe Adimanto -. Ma, caro Socrate, nella ricerca sul giusto qual è quella realtà analoga a cui tu potresti guardare?”.
“Te lo dirò – risposi -. Non affermiamo forse che esiste una giustizia del singolo uomo e una giustizia dello Stato intero?”.
“Indubbiamente”, disse.
“E lo Stato non è forse più grande del singolo uomo?”.
“È più grande”, ammise.
“È quindi verosimile che nella realtà più grande si trovi anche più giustizia, e che sia più facile metterne a fuoco i caratteri. Pertanto, se non avete a in contrario, per prima cosa cercheremo nello Stato che cosa essa sia e poi, allo stesso modo, la cercheremo anche in ogni singolo individuo per vedere se nell’ordine delle cose più piccole c’è qualcosa che le rende simili a quelle più grandi”.
“Mi sembra che tu dica bene”, osservò.
“Allora – continuai -, se col ragionamento seguissimo lo Stato nel momento in cui si forma, non assisteremmo forse anche al sorgere della sua giustizia e della sua ingiustizia?”.
“È probabile”, rispose.
“E se ciò avvenisse non potremmo anche sperare di cogliere con più facilità l’oggetto della nostra ricerca?”.
“Senz’altro”.
“Credete, dunque, che sia il caso di mettere mano a questa impresa, anche se a mio giudizio non si prospetta affatto facile? Però vedete un po’ voi”.
E Adimanto: “Si è già visto. Fa’ quello che hai detto e nient’altro”.
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