Popoli del Pacifico contro il colonialismo

L’oceano di Cook rappresenta un’area sulla quale si affacciano le maggiori potenze mondiali e per cui i popoli del Pacifico lottano per il decolonialismo

Già da un decennio il mitico oceano di Cook rappresenta
un’area di grande importanza dal punto di vista geopolitico, dove
si giocano gli equilibri economici del terzo millennio e sulla
quale si affacciano le maggiori potenze mondiali presenti o in
divenire. Ma le lotte condotte dai popoli del Pacifico per la
decolonizzazione e i diritti umani segnano il passo.

Nel 1946 l’Onu riconosceva il diritto all’autodeterminazione dei
popoli colonizzati ma sei anni dopo gli Usa iniziavano gli
esperimenti nucleari nel Pacifico seguiti dalla Gran Bretagna
(1952) e dalla Francia (1966). Quest’ultima ha continuato a
seminare morte e devastazione ambientale fino al 1996 quando, su
pressione della comunità internazionale, ha posto
definitivamente fine ai suoi sogni atomici avallati per un
trentennio dal silenzio tombale degli altri paesi occidentali. Da
oltre mezzo secolo il Pacifico non è più quel
paradiso terrestre che sopravvive nello stereotipo. Oggi
rappresenta un’area di grande importanza geopolitica ed economica,
dove buona parte delle isole sono ancora colonie e i suoi abitanti
cittadini di serie B.

In modo forte e inequivocabile, uniti in difesa della propria
identità culturale, Maori, Maohi, Aborigeni australiani,
Hawaiiani, Kanak, Papua, abitanti di Bouganville, delle Isole
Australi, di Guam, delle Marshall, di Rapa Nui (Isola di Pasqua)
combattono il colonialismo o rivendicano l’autodeterminazione e
l’indipendenza, chiedono la restituzione delle terre scippate con
la forza e l’inganno, reclamano risarcimenti per le ingiustizie
subìte, diritti civili e sociali. Una volta erano guerrieri,
oggi hanno riscoperto la propria fierezza di indigeni attraverso le
nuove tecnologie, sviluppando progetti e linee d’azione nel settore
dell’istruzione e della formazione. Stringono alleanze politiche,
anche con i nativi di altri continenti, hanno dato vita a movimenti
autonomisti e antinucleari come il Nuclear Free and Independet
Pacific, la Pacific Islands Association of Non Government
Organizations, l’Organization of People for Indigenous Rights, il
Free Papua Movement, il Maori National Congress, il Kanaka Maoli
Peoples’ International Tribunal, ATSIC (Comitato per gli aborigeni)
tesi a promuovere una rappresentatività a livello mondiale,
anche in sede ONU, i propri interessi sociali e uno sviluppo
economico a livello regionale e internazionale.

E nel Pacifico, dove è diffusa la cultura matriarcale, la
donna ha sempre svolto un ruolo politico importante. Basti citare
le sorelle Mililani e Haunani Kay Trask fondatrici
dell’organizzazione Ka Lahui Hawai’i, Ohana Koa del Nuclear Free
and Independent Pacific Movement, Jacqui Katona del Gundgehmi
Aboriginal Association, Josephine Kahuona Sirivi primo presidente
del Bougainvillean Women for Peace and Freedom, Tamara Bopp Du
Pont, unica donna componente del French Polynesian Territorial
Assembly.

Maurizio Torretti

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