
I livelli dei due fiumi, fondamentali per il trasporto merci interno in Europa, sono estremamente bassi per colpa della siccità.
Porto Marghera, condannati i dirigenti dello stabilimento petrolchimico. Altri invece assolti per prescrizione.
Gli operai venivano calati dentro, a scrostare una cisterna che
ha contenuto Cvm, cloruro di vinile monomero. Solo uno dei mille
composti chimici pericolosi dello stabilimento petrolchimico di
Porto Marghera, Mestre.
Si ammalavano, morivano. Come l’ambiente circostante, la laguna
veneta.
Uno di loro, Gabriele
Bortolozzo, avvia una battaglia. Non ne potrà
vedere l’esito. Sarà la figlia a doverla condurre.
Gli operai, le famiglie, fanno causa contro l’azienda. Che per
la difesa s’affida all’autore del libro sulla causalità
giuridica studiato dalle matricole di giurisprudenza di mezza
Italia per diventare avvocati, una grande autorità.
Il primo processo si conclude. “2 novembre 2001: Tutti
assolti“. In forza della difficoltà che la
scienza ha a dimostrare che il Cvm fa male, anzi, che fa esattamente
quel male, di cui sono morti gli operai.
Oggi, la sentenza d’appello
ribalta la sentenza di primo grado del processo per le morti da Cvm
con la condanna per responsabilità civile del gruppo
Montedison: cinquantamila euro alle famiglie delle vittime e 8mila
euro a ciascun figlio, il risarcimento stabilito per le morti
registrate tra il 1973 e il 1980. Il giudice Felice Casson aveva
sempre sostenuto la tesi che le morti erano causate dal contatto
con il Cvm (il cloruro di vinile monomero).
La sentenza apre un precedente anche per gli altri processi
in corso nell’ambito del Petrolchimico di Marghera, ed è
significativa per la nuova interpretazione che dà del
principio di causalità giuridica.
La Corte d’Appello di Venezia ha parzialmente riformato la
sentenza di primo grado di tre anni fa che aveva assolto i 28
imputati del processo per le morti e le malattie. Dopo 40 ore di
camera di consiglio i giudici hanno condannato cinque dei 25
imputati rimasti a un anno e mezzo di reclusione per omicidio
colposo, anche se hanno dichiarato il non doversi procedere per
questi stessi imputati e per altri per intervenuta prescrizione in
relazione alle morti, alle malattie e ai reati ambientali.
La sentenza, secondo le organizzazioni ambientaliste, “conferma
che a Marghera si è operato un vero e proprio crimine
ambientale e contro la salute umana. Solo la prescrizione del reato
salva gli imputati, le cui responsabilità morali in questo
crimine permangono”.
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