A Portofino si riduce il parco

La recente riduzione del Parco di Portofino da 4.600 a 1.000 ettari è soltanto la punta di un Iceberg.

La lobby anti-parco, costituita soprattutto da cacciatori e
costruttori, sta vivendo un momento di “gloria”. La recente
riduzione del Parco di Portofino da 4.600 a 1.000 ettari è
soltanto la punta di un Iceberg. In realtà, su tutto il
territorio nazionale stanno avvenendo delle vere e proprie lotte
per ridurre o abolire il verde protetto. Oppure, dove esistono zone
protette come progetti sulla carta, viene impedito la loro
realizzazione, come sta succedendo in Sardegna col Parco del
Gennargentu o in Sicilia con l’Isola di Marettimo. Il Parco di
Bracciano nel Lazio sembra essere destinato come prossima vittima
di questo trend: su 11.000 ettari ca. la metà è a
rischio! Ma anche il perimetro del Parco delle Prealpi Giulie
(Friuli) è minacciato da una consistente riduzione e il
Parco regionale Velino e Sirente ( in Abruzzo ) è già
stato ridotto di oltre 9.000 ettari.

Come acerrimi nemici dei Parchi in Umbria, Lazio, nelle Marche, nel
Delta del Po e in Campania si stanno mostrando i cacciatori. In
tutte queste regioni esercitano forti pressioni sulle
amministrazioni, al punto che sulla ricomparsa del lupo nel centro
Italia è stata creata una leggenda secondo la quale sono
stati gli ambientalisti che hanno liberato da un elicottero dei
lupacchiotti. Questi animali, oltre a creare danni agli allevatori
di pecore, non possono essere cacciati. Chi li uccide viene punito
con pene pesantissime. Una vita doppiamente dura per i
cacciatori!

Le aree protette con le superfici più vaste si trovano
soprattutto in montagna. In prossimità delle coste invece si
sono creati delle oasi molto ridotte che sono negate alle
attività di costruttori e speculatori edilizi. Di preciso 11
parchi con una superficie tra 301 e 1.000 ettari e 5 con una
superficie tra 5.000 e 10.000 ettari.

Resta da annotare che i due Parchi Nazionali “della Majella” e
“Gran Sasso e Monti della Laga” sono minacciati da vari progetti
imprenditoriali: nel Parco della Majella dovrebbero sorgere nuovi
impianti di arroccamento per sport invernali, in più
è diventato soggetto a ricerche petrolifere. Il Parco Gran
Sasso invece dovrà subire le conseguenze di un terzo traforo
della montagna (Gran Sasso) e di un potenziamento degli impianti
sciistici.
Di fronte a queste prospettive, molti intellettuali hanno firmato
un appello per la salvaguardia dei Parchi, tra questi Dacia
Maraini, Franco Pedrotto, Carlo Caracciolo e Giulia Maria Mozzoni
Crespi.

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