
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Potremmo mangiare OGM senza possibilit
ROMA – Nessun obbligo di etichetta per cibi e bevande che
contengano organismi geneticamente modificati in misura non
superiore all’1%. Fa così il suo ingresso operativo in
Italia il regolamento comunitario sugli Organismi geneticamente
modificati (n. 49/2000), che viene recepito dalla Cassazione prima
ancora che lo faccia il Parlamento con un’apposita legge. Anche i
produttori di alimenti per l’infanzia sono esentati dall’indicare
la presenza di Ogm – entro la soglia dell’1% – sulle confezioni di
latte e pappine. Spiega la Suprema Corte che la Comunità
europea ha preso atto “dell’impossibilità di escludere una
contaminazione accidentale di prodotti alimentari mediante Dna o
proteine derivati da modificazioni genetiche”.
Per effetto di questa decisione la terza sezione penale della
Cassazione ha anato con rinvio al tribunale di Milano l’ordinanza
con la quale era stato eseguito il sequestro probatorio di 24.000
confezioni di latte di soia e oltre 20.000 confezioni di farina di
soia prodotte dalla Milupa spa. Il sequestro era stato disposto –
lo scorso 10 febbraio – in seguito ad una segnalazione della Asl di
Terni, secondo cui “un campione di proseguimento liquido a base di
proteine isolate di soia (alimento per la prima infanzia), prodotto
dalla Milupa con sede in Lainate, conteneva Organismi geneticamente
modificati non indicati nell’etichetta”.
Per il tribunale di Milano era così stata violata la legge
n. 283 del 1962 che proibisce l’utilizzo, in alimenti e bevande, di
sostanze alimentari “comunque trattate in modo da variarne la
composizione naturale”. Per il Pm si configurava anche il reato di
frode in commercio (art. 515 C.p.) e vendita di sostanze alimentari
non genuine come genuine (art. 516 C.p.). Adesso toccherà al
Tribunale del riesame di Milano dimostrare la “volontarietà
della contaminazione”, unica circostanza per la quale si potrebbe
procedere penalmente contro la ditta produttrice del latte di soia
sequestrato.
Fonte:Il Messaggero
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