Pranzare a scuola con il bio menù

L’inserimento del bio menù nelle mense scolastiche è un vero e proprio investimento per il futuro!

Molti genitori, impensieriti dalle numerose denunce degli scorsi
anni relative alla qualità del cibo servito nelle scuole e
dall’allarme mucca pazza, hanno richiesto, quale garanzia di
qualità e di salute, un maggiore controllo
igienico-sanitario e l’inserimento di prodotti provenienti da
agricoltura biologica. Spesso con successo.

Un italiano su tre mangia un pasto fuori casa e uno su cinque lo
consuma nei servizi di ristorazione collettiva. Tra questi, quasi
tre milioni sono bambini, costretti ad abituarsi fin da piccoli a
ritmi, sapori e rumori diversi da quelli casalinghi.

Sono trecento le Amministrazioni che propongono mense bio nelle
scuole (fonte Aiab al 04/10/2001).
Il primo Comune a sperimentare l’introduzione di derrate biologiche
all’interno delle mense, è stato quello di Cesena, nel 1986,
con il progetto Pappamondo. Partiti dapprima con tre asili nido e
due scuole d’infanzia, nel giro di tre anni il bio menù si
è affermato in tutte le mense scolastiche del Comune, per un
totale di 2.400 pasti giornalieri serviti negli asili nido, nelle
scuole materne, elementari e medie.

Altre due esperienze indicative, sono quelle portate avanti dal
Comune di Grugliasco (Torino), e dal Comune di Padova, che
attualmente propone derrate alimentari biologiche (pesce e carne
escluse) in tutte le mense degli asili e delle scuole materne e
frutta bio nelle restanti scuole non ancora comprese nel
progetto.

A questi si sono aggiunti, via via, il comune di Firenze, con un
progetto che coinvolge il 10% degli scolari fiorentini, quello di
Bologna, che ha scelto di provare il gradimento di questi prodotti
un giorno la settimana e quello di Napoli, che ha dovuto affrontare
il problema non indifferente dei maggiori costi. Ultimo,
cronologicamente parlando, il Comune di Milano, che ha annunciato
con l’inizio di questo anno scolastico, l’inserimento di prodotti
biologici negli oltre 70.000 pasti giornalieri.

Confrontando i dati, sembra siano prevalentemente i Comuni
più piccoli ad aver fatto una scelta di qualità,
superando i luoghi comuni che spesso dipingono il biologico come
più deperibile, più costoso e più brutto del
convenzionale.

Certo la scelta di molte catene della grande distribuzione di
offrire ampio spazio al prodotto bio, ha aiutato notevolmente la
causa del biologico, che oggi deve ancora combattere con una certa
diffidenza, del tipo “ma sarà biologico davvero?”.

Il problema più rilevante che le Amministrazioni devono
affrontare è quello dei costi maggiori dei prodotti
biologici, ma anche sotto questo aspetto il Comune di Cesena
è da prendere come esempio: la scelta di limitare l’impiego
di carne ha consentito all’Amministrazione di risparmiare rispetto
al menù convenzionale.

In fondo, se è vero che una buona alimentazione nei primi
anni di vita preserva dalle malattie, l’inserimento del bio
menù nelle mense scolastiche è un vero e proprio
investimento per il futuro!

Betty Pajè

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