Progetto-scambio per una medicina olistica

Abbiamo incontrato in una conferenza il dr. Natsagdorj, Khamba Lama, leader spirituale in Mongolia, un esperto di medicina tradizionale mongola.

Si è svolta ieri a Milano, organizzata da Regione Lombardia,
una conferenza presieduta dall’alta autorità religiosa dr.
Natsagdori, per la prima volta a Milano. Un’occasione davvero
interessante e stimolante per ripercorrere brevemente la storia
dell’evoluzione della medicina tradizionale mongola praticata da
più di 5000 anni.

Abbiamo scoperto che dal 1970 la Mongolia e l’Italia hanno
istaurato rapporti di scambio a livello medico e, più
concretamente, dal 2002 è stato firmato un accordo di
collaborazione in campo medico. Si tratta di un progetto già
in atto: medici mongoli studiano e si laureano anche in medicina
occidentale e viceversa, medici italiani studiano la medicina
tradizionale mongola. La Mongolia è molto sensibile a questo
tipo di scambio: dal 1921 la medicina occidentale è materia
di studio per molti medici che vogliono salvaguardare la medicina
tradizionale e nello stesso tempo sviluppare le proprie conoscenze
in campo medico. Apprendere e condividere sono le parole chiave
sottolineate più volte dal Lama, insieme all’importanza allo
sviluppo della medicina tradizionale supportata dalla ricerca.

La mancanza di spiritualità del medico in occidente troppo
occupato a risolvere i sintomi della malattia senza indagare alle
vere cause nascoste nella psiche del paziente che solo un attento
ascolto può rivelare, si rivela come la prima e più
importante differenza rispetto alla medicina tradizionale
mongola.
Un aspetto fondamentale della medicina tradizionale mongola
è l’uso del tantra-mantra (la preghiera cantata) ed è
a questo proposito che riportiamo un aneddoto esemplificativo della
forza spirituale legata all’armonia vocale, per il popolo mongolo
espressione del rispetto e dell’amore verso la natura, unica fonte
di sostentamento: “Capita che, all’interno di un gruppo di
cammelli, si ammali e muoia una mamma cammella..il figlio è
destinato a morire abbandonato a se stesso dal resto del gruppo
perchè è così che vuole la natura. Il popolo
mongolo può modificare le leggi della natura, in nome
dell’amore per la vita, intonando un tandra-mantra o armonia vocale
che commuove le altre cammelle del gruppo predisponendole ad
adottare il piccolo orfano che altrimenti sarebbe morto”.

Nella medicina tradizionale è frequente l’uso del
tanta-mandra per la cura di molte malattie infettive e non solo..
lo stesso dr. Natsagdorj dice di aver risolto parecchi problemi di
infertilità.
C’è ancora molto lavoro da fare, le porte sono aperte.

Sonia Tarantola

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