
Il 4 marzo il World Obesity Day ci ricorda che l’obesità è un problema medico, una patologia che è sempre più necessario combattere. Le iniziative di Obecity.
Deficit di attenzione, impulsività e iperattività sono stati bollati come patologici e quindi correggibili con psicofarmaci.
ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è la
sigla della Sindrome da deficit di attenzione e
iperattività, l’ultimo ritrovato in campo
medico-farmaceutico per “comprendere” e soprattutto “curare” il
crescente disagio manifestato dai bambini cresciuti in ambiti
contemporanei: difficoltà d’apprendere nelle aree verbali
(per esempio la lettura), difficoltà nel completare
autonomamente un compito assegnato, nel ricordare di compiere
ciò che gli viene detto di fare; in sintesi, bambini che
hanno difficoltà di coordinazione, sono impulsivi e
facilmente distratti. bambini, va ricordato, sempre tra quattro
mura, senza più cortili e giardini in cui giocare con
coetanei, speso davanti a monitor di televisioni e computer, con
genitori con sempre meno tempo e possibilità di
accompagnarli con presenza e attenzione nel corso della loro
crescita. E, non ultimo, bambini che mangiano in modo
sbagliato e, senza il moto adeguato, tendono pure
all’obesità.
La ADHD è anche l’ultimo ritrovato per creare un mercato
molto promettente, che negli Usa, in cui è nata questa
“moda”, ha visto le diagnosi di questa sindrome passare da 150.000
casi nel 1970 a 11 milioni dei nostri giorni.
L’allarme in Italia è già scattato da qualche
anno, in concomitanza con l’entrata nel panorama diagnostico e
farmeceutico italiano di questi termini e di nuovi, appositi,
farmaci. In questi giorni è nella prima pagina di
Babele, il quadrimestrale Sammarinese degli psicologi, con
un articolo di Federico Bianchi di Castelbianco, autore, insieme a
Luca Poma, del saggio “Giù le mani dai bambini” (Ed.
Magi), che denuncia quanto “la ricerca a tutti i costi
di cause esterne alla dimensione socio-culturale sia diventato un
meccanismo difensivo per evitare riflessioni più profonde
sullo stile di vita che stiamo conducendo”.
Interpretando questi sintomi di iperattività del bambino
come una malattia neurologica, di fatto si deresponsabilizzano
i genitori, la scuola e la società stessa da quello che
potrebbe anche essere letto come il sintomo di un disagio che
obbliga a ripensare la relazione col bambino e l’attenzione alle
sue reali esigenze fisiche e psicologiche in relazione alla sua
età.
Questo non vuol dire che la sindrome da ADHD non esista davvero
e che non esistano casi che davvero hanno bisogno di un
trattamento, ma attualmente o siamo in presenza di una vera e
propria epidemia o va rivista la modalità e la preparazione
professionale ed “etica” con cui vengono raccolti i parametri che
portano alla diagnosi. “Sembra che per lo specialista – scrive
ancora Bianchi di Castelbianco – il cosiddetto occhio clinico sia
diventato così selettivo, nell’analizzare i sintomi, da
risultare cieco nel vedere il bambino nella sua
totalità“.
E in quest’epoca tecnologica i rischi di terapie inadeguate sono
altissimi. Lo scorso 20 febbraio, con una sentenza destinata a fare
storia in Italia – la 1° sezione penale della Corte d?Appello
di Firenze ha condannato la psichiatra che aveva sperimentato su
una bambina un potente psicofarmaco – un antiepilettico per la cura
di una semplice obesità infantile – senza informare la
famiglia dei gravi potenziali effetti collaterali, causandole danni
permanenti.
E’ di pochi giorni dopo, del 28 febbraio, quindi recentissimo,
l’allarmante comunicato della Food and Drug Administration
che mette in guardia dal fatto che i più diffusi
psicofarmaci stimolanti, usati per le terapie sui minori con
deficit d?attenzione e iperattività, possono causare
gravissimi problemi ai piccoli pazienti, quali crisi maniacali e
depressive con conseguente tentativo di suicidio, ed anche
complicanze cardiache, quali ictus e morte improvvisa.
L’allarme viene ripreso e diffuso dall’Associazione “Giù
le mani dai bambini”, il più rappresentativo Comitato
italiano con focus sui disagi dell’infanzia: raggruppa quasi cento
associazioni di volontariato e promozione sociale, le quali
rappresentano tramite i propri iscritti oltre 8 milioni di
italiani. L’associazione si sta impegnando in questi anni in un
grande progetto nazionale di informazione/formazione che in soli
due anni è diventato la più visibile campagna di
farmacovigilanza per l’età pediatrica mai avviata in
Italia.
Non ci sono scorciatoie, per il bene dei nostri bambini dobbiamo
mantenerci informati, scegliere con cautela i professionisti a cui
ci rivolgiamo e non illuderci che, con una pillola, si possano
risolvere i problemi derivati da ambiti e modalità di
crescita non certo adatti alla vitalità,
energia, entusiasmo e sana curiosità dei bambini.
Marcella Danon
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