
Nell’Amazzonia brasiliana è stato avviato un grande progetto di riforestazione. Resisterà alla vittoria alle elezioni dell’estrema destra di Jair Bolsonaro?
Abbiamo intervistato Marco Antonio Ribeiro Vieira Lima, direttore dell’Istituto Brasile Italia. Qualcosa si sta muovendo in Brasile
Abbiamo intervistato Marco Antonio Ribeiro Vieira Lima, direttore dell’Istituto Brasile Italia che organizza il 18 settembre nel Comune di Sesto San Giovanni il Convegno “Un Nuovo Brasile in Cammino – L’Ambiente”.
Il territorio brasiliano è uno dei maggiori patrimoni dell’umanità, con i suoi fiumi e le sue foreste, con i suoi pesci e uccelli, con i suoi popoli, la sua gente. Attorno a tale patrimonio si muovono molteplici interessi nazionali e internazionali che vanno dallo sfruttamento alla difesa, dal recupero dell’ambiente devastato alla tutela dei diritti dei popoli nativi. Quando è subentrato Lula alla Presidenza della Repubblica, l’argomento “ambiente” è ritornato ad interessare. Specialmente dopo l’invio al Parlamento, da parte del governo Lula, di un progetto sul territorio e la riforestazione.
Cos’è cambiato in Brasile con la presidenza Lula?
È stata chiamata al Ministero dell’ambiente una figura di rilievo internazionale, la ministra Marina Silva, venuta dalla stessa regione, e dalle stesse lotte, di Chico Mendes: incarna una nuova visione sul più grande patrimonio dell’umanità, l’Amazzonia. La sua nomina può influire tutte le questioni ambientali in discussione in Brasile, dal transgenico alla deforestazione, anche le nuove discussioni economiche intorno all’Amazzonia. Ecco perché abbiamo pensato a questo convegno.
C’è un progetto per la difesa della foresta, presentato al Parlamento dal Governo Lula. Quali sono le linee guida?
La prima linea guida è: non si tratta più solo di difendere il patrimonio, ma di avere una politica attiva per recuperare ciò che è già “andato via”. Secondo: non si possono più tagliare le piante che c’erano, e poi ripiantare l’eucalipto, come fanno le grandi industrie. Ogni progetto di riforestazione, per avere il contributo del govenro, deve tener presente della biodiversità di quel posto. Sennò si andrebbe a ripiantare senza senso.
La posizione del Brasile sul tema degli organismi geneticamente modificati?
Una questione aperta, a fine anno il Parlamento deciderà sul transgenico, la linea della ministra era non consentire “eccezioni” per questo tipo di piantagioni… Adesso la parola passa al Parlamento.
Un tema scottante. Anche di questo si parlerà nel convegno, sabato 18 settembre.
Una delle cose che abbiamo visto preparando questo convegno, è che sul tema dell’ambiente abbiamo molto da discutere. L’idea è di consentire alle Organizzazioni di capire cosa sta succedendo di nuovo in Brasile. Sono già molte le ONG che lavorano su progetti in difesa dell’ambiente in Brasile, e molte saranno presenti al convegno. La nostra idea è che questa discussione è importante. I Brasiliani sono coscienti che gli Europei e gli Americani hanno già distrutto le loro foreste. Tutti si aspettano che noi facciamo la stessa cosa. Noi dobbiamo dare una risposta diversa.
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Nell’Amazzonia brasiliana è stato avviato un grande progetto di riforestazione. Resisterà alla vittoria alle elezioni dell’estrema destra di Jair Bolsonaro?
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