Per la Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno, abbiamo scelto otto tecnologie che combattono l’inquinamento da plastica nei mari e nei fiumi.
Quale giustizia per i disastri ambientali?
Adolfo Pérez Esquivel richiede la creazione di una Corte Penale Internazionale dell’Ambiente e di una Corte Europea dell’Ambiente per sanzionare e prevenire i disastri ambientali.
Il pianeta chiede giustizia. E questo è l’appello che
parte dall’IAES (International Accademy of Environmental Sciences)
e dalla viva voce del suo presidente, Adolfo Pérez Esquivel,
Nobel per la Pace. Giustizia resa possibile dalla creazione di una
Corte Penale Internazionale dell’Ambiente e di una Corte Europea
dell’Ambiente, che possano, congiuntamente, definire, sanzionare e
prevenire nuovi disastri ambientali.
Impedire che calamità come Chernobyl o il naufragio della
petroliera Prestige, o che casi come quello della nube tossica di
Seveso o del traffico illecito di rifiuti si ripetano, è una
necessità oramai conclamata da più parti del mondo
scientifico, giuridico e politico. L’appello è corale e vede
il sostegno di numerose e autorevoli figure internazionali, da
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, al presidente Barroso, dal premio
Nobel per la Pace Shirin Ebadi, a Zapatero.
Nel progetto si legge: “tutti siamo responsabili:
insegnanti, organizzazioni sociali, sindacati, chiese, nel salvare
e proteggere la nostra madre terra e proclamare che un altro mondo
è possibile“. Ma per fare ciò è
necessario che: “ogni soggetto che abbia intenzionalmente
causato un disastro ambientale, debba essere giudicato da una Corte
Penale Internazionale dell’Ambiente che potrà garantire una
reale tutela dell’ambiente“.
È dalle parole del Procuratore Nazionale Antimafia Piero
Grasso, che si intuisce come ad esempio la criminalità
organizzata stia aumentando il proprio volume d’affari, nel campo
della cosidetta Ecomafia: “da tempo si è adeguta alle
frontiere delle più moderne attività imprenditoriali
e si è inserita in qualsiasi traffico, lecito ed illecito,
purché reddittizio”. E continua: “secondo dati di
Legambiente, nel 2007, il fatturato è stato di 20 miliardi
di Euro, pari ad un quarto degli affari delle mafie. Sfruttare le
risorse ambientali per fini criminali, sta diventando ormai una
costante”.
È la fiducia e la volontà trasmessa nelle parole
di Grasso che più colpisce: “certo l’uomo ha una influenza
spesso negativa sull’ambiente, ma è per questo che abbiamo
bisogno di risorse e sinergie transnazionali per combattere questo
tipo di reati. Ritengo – conclude quindi il Procuratore – che sia
venuto il momento di un osservatorio internazionale, che valuti
l’impatto della criminalità organizzata sulla sicurezza
ambientale, attraverso un concreto scambio di informazioni; senza
il muro della sovranità nazionale e che finalmente colpisca
le attività dolose in caso di disastro”.
“C’è bisogno di un cambio nelle coscienze e nella cultura
delle persone – afferma Adolfo Perez Esquivel – solo così
potremmo lasciare alle generazioni future un mondo migliore”.
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