Quando il “Down” scende in piazza

Il 2003, anno europeo del disabile, porta alla ribalta molte questioni spesso ignorate o nascoste per problemi di vergogna o paura. Nelle prossime settimana si tengono molte iniziative dedicate alle persone affette da sindrome di Down.

Tra le tante forme che il tema della disabilità mette in
campo quello della sindrome di Down e senz’altro il più
scabroso perché spesso rischia di discriminare molte persone
(in Italia sono circa 40mila) che se incoraggiate possono
raggiungere una buona integrazione sia a livello sociale che
economico.

Le persone affette da sindrome di Down mostrano un
palese un ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio,
presente sia nella fase di sviluppo del bambino sia nell’età
adulta. Ma questa lentezza può essere recuperata, almeno in
parte, con un intervento riabilitativo precoce e sistematico,
efficace soprattutto per le aree linguistiche e motorie. La
riabilitazione permette di acquisire col tempo competenze e
abilità pratiche, che compensano la presenza del ritardo
mentale e consentono una vita sociale significativa.

La maggior parte delle persone con sindrome di Down, infatti
può raggiungere un buon livello di autonomia personale e
sociale. Possono imparare a gestire il denaro, a spostarsi
autonomamente utilizzando i mezzi pubblici, andare a scuola con
tutti gli altri coetanei, fare sport e frequentare gli amici.
Apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro, oggi, non un
fatto anomalo e non va visto come una forma di tolleranza benevola
perché spesso questi soggetti possono svolgere il loro
lavoro in modo competente e produttivo.

Purtroppo ancora non ci sono dati statistici significativi sul
numero di persone con sindrome di Down che lavorano, ma grazie
all’impegno delle famiglie, degli operatori e di molte associazioni
si sono fatte molte esperienze positive, che vanno incoraggiate. Le
persone con sindrome di Down, infatti, sanno fare molte cose e ne
possono imparare molte altre. Ma per far si che queste
possibilità diventino reali occorre che tutti imparino a
conoscerli e ad avere fiducia nelle loro capacità. A volte
le persone e in qualche caso anche gli stessi familiari non
riescono dare poca fiducia ai disabili, e cercano di sostituirsi a
loro nelle scelte e nelle aspirazioni. Per cambiare questa
realtà è ancora necessario lavorare ancora molto
sulla famiglia, sulla scuola e su l’intera società.
Proprio a questo scopo a partire da questa settimana in Italia
si svolgeranno
molte manifestazioni, in parte organizzate dall’Aipd la
più importante associazione nazionale che si occupa
dell’integrazione delle persone affette da questa sindrome.

Francesco
Aleo

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