
Tutto il paese è costretto a casa per frenare la diffusione del coronavirus ma rimanere tra quattro mura può non essere terribile se coltiviamo le nostre passioni sfruttando al meglio la tecnologia.
Si è da poco conclusa la quattordicesima edizione del festival, svoltasi nel capoluogo piemontese dal 31 maggio al 5 giugno.
I festival di cinema documentario ricoprono in Italia un ruolo
fondamentale, quello di dare visibilità ad opere artistiche
altrimenti escluse dai grandi circuiti di distribuzione. Il filone
documentario non gode di molta fortuna, dato che le logiche
produttive premiano i blockbuster, più appetibili per il
grande pubblico.
Fortunatamente, però, ci sono ancora artisti coraggiosi
che hanno qualcosa da dire e che hanno l’occasione di mettersi in
mostra durante i festival specialistici.
Tra i più importanti figura Cinemambiente,
rassegna di documentari a tematica ambientale, di produzione
nazionale e internazionale, che si tiene annualmente a Torino. Si
è da poco conclusa la quattordicesima edizione del festival,
svoltasi nel capoluogo piemontese dal 31 maggio al 5 giugno.
Nella categoria principale, il
Concorso internazionale documentari, si impone “There
once was an island”, di Briar March. Il film, sul tema dei
cambiamenti climatici, racconta la storia
di una esigua comunità polinesiana, costretta ad
abbandonare il piccolo atollo in cui viveva, Takuu, a causa
dell’improvviso innalzamento del livello del mare, causato dal
riscaldamento globale.
La menzione speciale
Green Cross Italia va a “Into eternity”, del
finlandese Michael Madsen. Tratta un argomento quantomai attuale:
il problema dell’energia nucleare, narrando
vicenda di un enorme deposito in costruzione in Finlandia,
destinato allo stoccaggio di rifiuti radioattivi.
Il Concorso documentari italiani viene vinto da “Loro della
munnizza”, realizzato da Marco Battaglia, Gianluca Donati, Luca
Schimmenti e Andrea Zulini. Quest’opera, girata a Palermo, esplora
il mondo sotterraneo di una “razza” in via d’estinzione: i
cenciaioli. Si tratta di veri e propri pionieri del riciclaggio che
battono la città recuperando materiali riciclabili dalla
spazzatura.
Il miglior cortometraggio è “Un monde pour soi”,
diretto da Yann Sinic. Documentario sull’urbanizzazione rurale
contemporanea che affronta l’impatto urbano sull’ambiente e sulla
biodiversità.
La giuria del WWF premia con la menzione
speciale “Dive! – Living off America’s waste”, girato da Jeremy
Seifert. Film di denuncia sugli enormi sprechi alimentari: ogni
anno negli Stati Uniti oltre quaranta milioni di tonnellate di cibo
vengono buttate nella spazzatura.
Le numerosissime iscrizioni al festival indicano che il “green
cinema” si sta ormai emancipando come genere cinematografico vero e
proprio, divenendo uno strumento sempre più efficace per
promuovere valori ambientali.
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Tutto il paese è costretto a casa per frenare la diffusione del coronavirus ma rimanere tra quattro mura può non essere terribile se coltiviamo le nostre passioni sfruttando al meglio la tecnologia.
Un viaggio attorno al mondo, affidato a 11 registi provenienti da 5 continenti. È Interdependence, film antologico che racconta i tanti effetti della crisi climatica, attraverso storie brevi e personali. Per l’Italia c’è Silvio Soldini.
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In occasione del 50esimo anniversario del primo viaggio dell’uomo sulla Luna, arriva al cinema il documentario Apollo 11. Un film evento che, grazie a immagini straordinarie e inedite ci farà rivivere la missione più celebre ed emozionante mai compiuta dall’umanità.
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94 minuti che ognuno di noi dovrebbe ritagliarsi per conoscere la storia di Nadia Murad, premio Nobel per la Pace, e la battaglia per il suo popolo, gli Yazidi. Sulle sue spalle è al cinema dal 6 al 12 dicembre.