Rapporto Edelman Good Purpose 2010

Uno studio rivela che quasi otto consumatori su dieci, in tutto il mondo, preferiscono acquistare prodotti delle aziende con un chiaro impegno sociale e ambientale.

Secondo quanto emerso dallo studio Edelman
Good Purpose 2010
, nonostante la crisi economica, le
azioni intraprese dalle aziende a favore della comunità
rimangono un argomento di profondo interesse per il pubblico: sette
consumatori su 10 a livello globale le ritengono infatti uno dei
criteri valutativi più importanti nell’acquisto (e nella
fedeltà) a un determinato prodotto.

 

Secondo lo studio infatti il 76 per cento degli intervistati
sostiene di privilegiare prodotti di aziende che dimostrano di
essere impegnate sui vari fronti dell’impegno sociale e ambientale.
Dalla ricerca emerge un ulteriore dato interessante, a riprova del
superamento del modello economico aziendale incentrato
esclusivamente sul “profit” : l’86 per cento degli intervistati
ritiene che il mondo del business debba dare lo stesso peso agli
interessi della comunità così come a quelli del
business stesso.

 

La tutela dell’ambiente rimane inoltre la prima preoccupazione
da parte dei consumatori, seguita da vicino da salute,
povertà e l’istruzione (ovvero tutto ciò che concerne
il welfare). E non è tutto: quando si tratta di decidere tra
i marchi di due prodotti simili anche per qualità e prezzo,
i consumatori tendono a privilegiare quelli che sostengono idee
sociali, fattore decisivo nella scelta rispetto a design,
innovazione e fedeltà allo stesso marchio.

 

E non è tutto: quando si tratta di decidere tra i
marchi di due prodotti simili anche per qualità e prezzo, i
consumatori tendono a privilegiare quelli che sostengono idee
sociali, fattore decisivo nella scelta rispetto a design,
innovazione e fedeltà allo stesso marchio.

 

Infine, buone notizie anche per quanto concerne i paesi
emergenti: questi ultimi sembrano essere più propensi
rispetto a quelli occidentali a privilegiare marchi che supportano
buone cause: in Messico ad esempio sono quasi il 90 per cento dei
consumatori, negli Stati Uniti superano il 70 per cento, mentre in
Italia sono di poco inferiori a quest’ultima soglia.

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