
Il greenwashing è un’operazione che enfatizza le credenziali ambientali di un prodotto facendolo passare per ecologico quando in realtà non lo è. Impariamo a decodificarlo anche nel settore della cosmesi.
“Qualsiasi sia la musica, qualsiasi sia la tecnologia, un grande disco viene fuori da una grande performance”. Apre la Real World Records.
Si apre con questa frase di Peter Gabriel il sito web della Real
World, etichetta di musica world – prima nel suo genere – fondata
proprio da Mr. Gabriel nel 1989. La label nasce dall’esigenza di
diffondere suoni e ritmi provenienti da tutto il globo, esigenza
che già aveva spinto qualche anno prima l’ex cantante dei
Genesis a sperimentare con musicisti non occidentali e a dar vita
al Womad (World of Music, Arts and Dance), un’organizzazione che
dal 1980 promuove musica, con tutto ciò che ad essa è
correlato, proveniente da ogni angolo del nostro pianeta.
“Sin dal suo inizio la Real World Records è nel cuore di una
rivoluzione pacifica nel music business”, ha affermato in
un’intervista Peter Gabriel. Nel 1991 la “recording week”, la
settimana per le registrazioni della Real World, ha per la prima
volta dimostrato questo nuovo approccio: i Real World Studios,
nelle campagna dello Wiltshire, aprirono le porte a 75 artisti
internazionali provenienti da oltre 20 Paesi. Quella data è
ricordata dallo staff della Real World come il “punto 0”,
poiché la presenza di così tanti musicisti in un solo
luogo ha dato vita a nuovi dialoghi musicali.
“Il risultato – ha concluso Gabriel – è stato una
celebrazione trionfante della musica come linguaggio globale delle
emozioni”. Dal gospel dei Blind Boys of Alabama, ai canti sardi
tramandati oralmente dei Tenores di Bitti, dal connubio tra suoni
africani e irlandesi degli Afro Celt Sound System, alla tradizione
musicale qawwali di Nusrat Fateh Ali Khan (definito da Jeff Buckley
come “il mio Elvis”), il catalogo della Real World propone un
numero impressionante di album e compilation che permettono, da
più di venti anni, di viaggiare un poco al di là
degli stretti muri della propria cultura.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il greenwashing è un’operazione che enfatizza le credenziali ambientali di un prodotto facendolo passare per ecologico quando in realtà non lo è. Impariamo a decodificarlo anche nel settore della cosmesi.
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
Grazie al lavoro delle organizzazioni contro le Bugie in etichetta, il decreto sul benessere animale nazionale passa, ma con importanti modifiche.
Secondo i risultati di uno studio l’etichetta degli alimenti dovrebbe riportare il contenuto nutrizionale del cibo, ma anche il suo grado di trasformazione.
Sull’etichetta di un abito, come sulle sigarette, dovrebbero esserci degli avvertimenti riguardo al suo impatto ambientale. A che punto siamo?
Una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che sull’etichetta di un alimento che contiene vitamine aggiunte ne va indicato il nome e non la formula, meno comprensibile.
La nuova proposta per un’etichetta nazionale per il benessere animale è un inganno per i consumatori. La denuncia di 14 organizzazioni.
Una nota ministeriale consente la sostituzione nei cibi dell’olio di girasole con altri oli vegetali correggendo le etichette già stampate. Il rischio di un ritorno dell’olio di palma.
Dagli Stati Uniti una novità per rendere più sostenibile la moda: presto su molti indumenti troveremo etichette informative come quelle degli alimenti.