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La scelta e il dubbio, che nasce dal silenzio, si impongono davvero come farmaci esistenziali contro il linguaggio aggressivo, omologante, dogmatico del mercato tecnologico.
Le dinamiche etiche ed esistenziali del silenzio e dell’ascolto
rinviano ad una radicale rivisitazione del concetto di decisione
oggi imperante, poiché contestuale alla volontà di
potenza della tecnica. Decidere, infatti, è “tagliare con la
spada” – come ricorda Girard – e la radice latina (caedere)
è la stessa di “uccidere”.
La decisione, quindi, implica l'”uccisione” di un’alternativa,
la chiusura con un determinato passato, per anticipare, battere
quasi sul tempo il futuro, secondo le modalità
dell?efficacia, della funzionalità, del dominio, che si
incarnano nel decisionismo, con il conseguente sacrificio di una
serie di possibilità e l’esclusione di tutto ciò che
non accresce la nostra potenza sulle cose.
Altra cosa, invece, è la scelta, il cui linguaggio
è improntato alla preparazione del futuro, ad un
atteggiamento di incontro e non di risoluzione soggettiva,
impositiva nei confronti degli altri e del mondo. La decisione,
come paradigma di vita inautentica, si incarna in un sapere
oggettivante, di esclusione o inclusione di ideazioni,
progettualità, volti, enti, secondo la funzionalità e
l’efficacia che hanno esclusivamente per me; la scelta, di contro,
rinvia alla libertà della coscienza che si apre, in base
alla propria vocazione, in direzione del bene comune e della
verità condivisa (si dice più comunemente “scelgo il
bene, la verità”, piuttosto che “decido la verità, il
bene”).
Da ultimo, il silenzio, come pausa della parola che indaga se
stessa, rinvia al dubbio metodologico e non a quello esistenziale,
che tracima facilmente nel relativismo ad oltranza, propagandato in
modo subdolo come espressione della libertà di pensiero,
della capacità di dare voce critica ad ogni dire, dello
scavare senza posa negli abissi del mondo.
Il dubbio, infatti, non è uno stile di vita, bensì
un metodo critico di discernimento, uno spazio pre-veritativo che
permette al soggetto, dopo la messa in discussione delle diverse
alternative, dei diversi paradigmi di vita, di compiere una scelta
veritativa vincolante, in base alla quale determinare i significati
ultimi del proprio stare al mondo.
Fabio Gabrielli
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