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Il respiro ci riporta, anche su un piano psicologico, al tema del dare e dell’avere, del rapporto con l’esterno, del “prendere e restituire” con l’ambiente
La vita stessa, letta attraverso un’immagine di sintesi,
è un organismo con una membrana che si alimenta, respira,
emette prodotti di scarto e si riproduce.
“Respirare” quindi rappresenta una tra le funzioni imprescindibili
all’esistenza, implicando il tema fondamentale dello “scambio” tra
mondo interno e mondo esterno, e ciò è vero a tutti i
livelli di analisi: cellulare, biochimico, ecologico, psichico
ecc.
La funzione respiratoria ci riporta, anche su un piano psicologico,
al tema del dare e dell’avere, del rapporto con l’esterno, del
“prendere e restituire” con l’ambiente. L’organo dello “scambio”
nell’uomo è rappresentato dal polmone che diventa quindi, in
chiave simbolica, il depositario delle vicissitudini di relazione
dell’individuo.
In un’ottica psicosomatica, l’aria immessa con il primo respiro
è intesa come il “primo latte”, la prima forma di nutrimento
che riceviamo dalla vita, da ciò che è “altro da
sé”.
A partire dal momento della nascita, il corpo avvia un ritmo
dialettico di scambio, attraverso il suo movimento aerobico
inspiratorio ed espiratorio, diastolico e sistolico (introvertito
ed estrovertito), che lascia intravedere le caratteristiche
specifiche dello stile di “comunicazione” del soggetto nel suo
rapporto col mondo; l’aria che entra ed esce dal sistema
respiratorio diventa infatti nell’uomo “la parola”, quale
principale veicolo della relazione nella specie umana.
Il nostro respiro rivela chi siamo e come viviamo, svelando
eventuali resistenze e blocchi emozionali.
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