Raccolta differenziata

Rifiuti made in Italy

Ogni giorno produciamo 1,5 chili di immondizia a testa. Ma nonostante sia in netto aumento la quantità di rifiuti prodotti, è in crescita anche la raccolta differenziata.

Il recente rapporto “Verso la gestione integrata dei
rifiuti”
realizzato dall’Anpa (Agenzia Nazionale Protezione
Ambiente) e dall’Osservatorio nazionale rifiuti ha evidenziato un
aumento della quantità prodotta in Italia.

È stato previsto che entro la fine dell’anno saranno
prodotte nel nostro paese 30 milioni di tonnellate di rifiuti
urbani. Il 3% in più dello scorso anno! Ciascuno di noi,
infatti, getta mediamente nel secchio della pattumiera 1,5
chilogrammi di scarti, quasi 550 l’anno. A conti fatti dunque
quest’anno usciranno da ogni famiglia di quattro componenti quasi 3
tonnellate di rifiuti domestici.
Ma è in netto aumento anche la raccolta differenziata:
raddoppia rispetto a quattro anni fa. Con 4.600.000 tonnellate di
rifiuti recuperati (3.300.000 di imballaggi e 1.300.000 di rifiuti
organici) si è arrivati a riciclare, a livello nazionale, il
15,7%.

Il rapporto evidenzia come il sistema industriale del riciclo
predisposto dal Conai, sia stato capace di recuperare tutto il
materiale proveniente dalla raccolta differenziata.
Tuttavia rileva il grosso ritardo dell’Italia verso una corretta
gestione dei rifiuti: dopo quattro anni solo tre Regioni, Abruzzo,
Emilia Romagna e Liguria, hanno attuato, con proprie normative, il
decreto Ronchi sui rifiuti e le leggi in materia di decentramento
amministrativo previste dalle leggi Bassanini.

L’aumento della spazzatura prodotta, nonostante l’impegno dei
consumatori a un maggior riciclo, evidenzia una volta di più
come di fatto alla base dei problemi legati ai rifiuti stia
l’espansione dei consumi e del nostro stile di vita. Da qui il
cambiamento di rotta rispetto alla politica dettata dal decreto
Ronchi che mirava alla diminuzione della produzione dei rifiuti,
alla raccolta differenziata, al riciclaggio totale.
Il nuovo Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, sostiene
che “è stato dimostrato che diminuire la produzione non
è possibile anzi c’è un continuo aumento. Quindi
bisogna essere pratici e cercare soluzioni alternative”
.

C’è quindi il rischio che in un futuro vicino venga
privilegiato l’incenerimento come trattamento principale dei
rifiuti e non più il recupero dei materiali attraverso il
riciclaggio, strada intrapresa fino ad oggi.
Ciò comporterebbe un enorme passo indietro per la tutela
ambientale. Infatti, oltre ad accrescere i problemi ambientali
legati alle emissioni nocive degli inceneritori e allo smaltimento
in discarica delle scorie residue, verrebbe dirottata verso i forni
la maggior parte possibile di carta e plastica, materie che
innalzano il potere calorifico e aumentano le calorie prodotte.

Gabriele Garbillo

 

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