Rio+20: le aziende italiane alla conferenza

La politica balbetta, per le aziende

Delusione per i pochi impegni precisi. Tolti dal documento finale i punti di frizione. Assenti i grande leader occidentali, presenti il premier cinese Wen Jiabao, Ahmadinejad e Castro. Vertice inutile per gli ambientalisti. Nel nuvoloso panorama della conferenza Onu Rio+20, brilla ancora di più la presenza delle aziende che hanno scelto di investire nella sostenibilità.

Innovazioni tecnologiche, miglioramenti dei processi produttivi, applicazioni concrete dei miracoli della scienza. Evoluzione esponenziale della sostenibilità. Soltanto la politica sembra non volerci arrivare.

Da Rio De Janeiro nel 1992 a oggi


Sono passati vent’anni da quando a Rio de Janeiro i governi di tutto il mondo si misero attorno a un tavolo e per la prima volta decisero di porre al centro dell’agenda politica i temi dell’ambiente. Vent’anni dopo all’appuntamento di Rio de Janeiro i politici si fermano davanti a ostacoli che la ricerca e l’intraprendenza delle imprese hanno già superato.

Le imprese italiane a Rio+20


“Le imprese italiane certamente lo stanno facendo e possono vantare un bel primato in questo senso – garantisce Corrado Clini, ministro dell’Ambiente che è stato attivissimo nel promuovere le eccellenze nella sostenibilità delle aziende italiane – basta vedere i loro progetti e la loro adesione volontaria ai progetti di misurazione delle tracce di anidride carbonica in ogni fase della produzione. Un sistema che serve, appunto, per elaborare misure per la riduzione dei gas serra nei processi produttivi”.

Illy Caffè
ha appena firmato il suo impegno per l’abbattimento dell’anidride carbonica e alla conferenza in corso a Rio Andrea Illy ha spiegato: “Nel mio piano di investimenti c’è un milione di euro l’anno per progetti di sostenibilità e dieci milioni a disposizione per realizzarli. Dobbiamo capire che ormai siamo entrati dentro una bolla verde: la sostenibilità è diventata una moda”.

Gucci si è presentata a Rio con i suoi primi prodotti eco, in commercio a giorni. Un sandalo da donna biodegradabile, in materiale bioplastico, ma anche una linea di occhiali ecosostenibili, insieme al packaging riciclabile per tutti gli altri occhiali a marchio Gucci. “I valori che da sempre fanno parte del Dna del marchio si accompagnano a un atteggiamento responsabile ha affermato Rossella Ravagli, Gucci CSR & Sustainability Manager – la sfida futura va nella direzione di un maggior impegno nella tracciabilità e nell’ulteriore ricerca di materiali innovativi”.


Pirelli
ha trovato il modo di estrarre il silicio dalla lolla di riso invece che dalla sabbia. Il risparmio energetico è notevole, visto che il riso può essere bruciato a una temperatura di 200 gradi, contro i 1.400 gradi necessari per bruciare la sabbia. “Ormai il prodotto green certifica un marchio ed è diventato conveniente per gli investimenti – spiega Paolo Dal Pino, presidente di Pirelli Brasile – noi qui in Brasile abbiamo trovato come farlo”.

La politica a Rio+20

Di fronte all’attivismo delle imprese, alle innovazioni tecniche messe in mostra dalle aziende italiane e non solo, l’empasse in cui si sono impantanati i negoziati mondiali sembra ancora più imbarazzante.

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