Rock Files Today – 07 Aprile – Billie Holiday

Oggi, 7 Aprile 1915 – Filadelfia, Pennsylvania Nel ghetto nero, nasce Eleonora Fagan Gough (sarà Billie Holiday). Quello che, dicono, fosse suo padre, Clarence Holiday, suona il banjo con Fletcher Henderson a New Orleans.


Oggi, 7 Aprile 1915
Filadelfia, Pennsylvania
Nel ghetto nero, nasce Eleonora Fagan Gough. Quello che, dicono,
fosse suo padre, Clarence Holiday, suona il banjo con Fletcher
Henderson a New Orleans.
A 11 anni, Eleonora viene violentata. A 13 fa la puttana. A 15 si
trasferisce a New York. E lì inizia a cantare.
Firma un contratto con la Columbia di John Hammond, diventa una
star del jazz e del blues.
Billie Dove è la sua attrice preferita: decide di rubarle il
nome. E così Eleonora diventa Billie Holiday o, più
semplicemente, come disse Lester Young, “Lady Day”.
Al Cafè Society di New York (locale per soli neri dove si
esibisce con regolarità) conosce Abel Meeropol, un
insegnante ebreo del Bronx.
Abel le confessa di essere rimasto scioccato da una fotografia che
aveva visto su un giornale del Sud degli Stati Uniti: ad un albero,
appesi a testa in giù, due afro-americani colpevoli di aver
rubato un cavallo.
I loro corpi erano stati massacrati dal linciaggio.
Sul tronco dell’albero, un cartello agghiacciante:
“Negri, questo è quello che vi può succedere se non
rigate dritti”.
Impressionato e colpito, Meeropol aveva buttato giù il testo
di un poemetto che parlava di “strani frutti che penzolano dai rami
di un albero”. Ha anche deciso di metterlo in musica perché
lui vuole che sia proprio Billie Holiday a cantarlo.
La canzone è bellissima e Billie la vuole registrare subito
anche se John Hammond le sconsiglia di farlo.
“Non credo sia una buona idea”, le dice, “cantare in modo
così esplicito del razzismo potrebbe essere dannoso per la
tua carriera. La Columbia sta investendo su di te. E presto, avrai
un pubblico di bianchi pronto ad applaudirti”.
Ma lei s’impunta: La Columbia si oppone? Hammond è
contrario?
Chi se ne frega. Nel 1949 Billie Holiday incide Strange Fruit, il
primo pezzo della storia della musica esplicitamente contro il
razzismo

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