Rock Files Today – 10 maggio – Paul Simon

Oggi, 10 maggio 1986. Alla popolare trasmissione televisiva Saturday Night Live il cantautore newyorkese Paul Simon, già celebre negli anni 60 come membro del duo Simon & Garfunkel…


Oggi, 10 maggio 1986.
Alla popolare trasmissione televisiva Saturday Night Live il
cantautore newyorkese Paul Simon, già celebre negli anni 60
come membro del duo Simon & Garfunkel, si esbisce con il gruppo
vocale sudafricano Ladysmith Black Mambazo. È la prima
occasione ufficiale in cui viene svelato il contenuto di Graceland,
uno dei dischi più innovativi e sorprendenti degli anni 80,
che sarà poi pubblicato nel mese di settembre dello stesso
anno.

Prototipo del concetto di world music, Graceland è un
lavoro magistrale che unisce cantautorato e suoni del mondo,
all’Africa a New Orleans passando per il Messico. Le registrazioni
sono cominciate un anno prima, quando Paul Simon si reca in
Sudafrica e per nove giorni registra i suoi brani con musicisti
locali.

Scopre i Ladysmith Black Mambazo (un fenomenale ensemble corale
zulu) grazie al documentario della televisione inglese, Rhythm Of
Resistance: The Music Of South Africa; li invita quindi ai
leggendari Abbey Road Studios di Londra (quelli resi celebri dai
Beatles) per registrare insieme a loro un suo brano, Homeless, nel
quale spicca una formidabile interpretazione vocale del leader dei
Ladysmith, Joseph Shablala.
A sorpresa, il disco si rivela uno dei più grandi successi
commerciali di Paul Simon ma soprattutto costituisce un autentico
spartiacque, segnando un periodo di rinnovamento della scena
musicale grazie all’unione delle tematiche pop/rock con quelle
della world music.

Purtroppo per Simon, il progetto Graceland è fonte di
controversie: il cantautore infatti viene accusato di aver violato
il boicottaggio culturale in atto da anni verso il Sudafrica per
via della sua politica razzista. Il comitato anti apartheid delle
Nazioni Unite stralcia però ogni accusa nei confronti del
musicista, sostenendo che Simon non ha dato il suo appoggio alle
politiche segregazioniste, ma, piuttosto, ha contribuito a dare
visibilità all’arte dei musicisti africani.

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