Ogm

Roma: Ogm, una silenziosa conquista

Il dibattito sugli Ogm divampa. Cibo transgenico vuol dire forti condizionamenti e anche corruzione da parte di lobby interessate alla sua diffusione. Ma, oltre a essere inutile e dannoso, non conviene a nessuno se non a chi lo “fabbrica”. Cittadini e agricoltori non lo vogliono, eppure la pressione aumenta…

Ogm

Togli un pezzetto di gene da una pianta e ne metti un altro. Che
sarà mai? No. È un esperimento più pericoloso
di una bomba atomica, non si discute di una pianta, ma della
totalità della vita, con una tecnologia senza controllo.
Siamo di fronte al tentativo di usare il mondo come cavia.

A Roma scienziati e politici hanno fatto il punto durante un
convegno con studiosi di livello internazionale, primi fra tutti
Mae Wan Ho e
Jean Pierre
Berlan. Ci sono nuovi dati scientifici e nuovi argomenti per
opporsi all’invasione degli Ogm.

Charles Benbrook, direttore del settore Agricoltura della Academy
of Sciences americana, ha raccolto dati da oltre 8200 campi Ogm,
dal Canada all’Argentina. Non aumentano le rese, anzi, si registra
uno “yeald drag”, una riduzione. Le stesse ricerche e Usda mostrano
che c’è stato in media un aumento del 5% degli erbicidi per
acro. Il prezzo delle sementi è aumentato. Così come
le spese per la gestione dei parassiti. Dati che variano a seconda
della coltura: il mais BT coltivato in Usa ha causato una perdita
netta di 92 milioni di dollari. E, secondo gli atti della National
Academy of Sciences, la pressione su una sola specie di parassita
metterà in moto meccanismi evolutivi nella specie target che
ne minerà l’efficacia. In Arkansas il 20% del terreno
coltivato a soia Roundup Ready mostra già fenomeni di
resistenza. Dati e conclusioni si possono leggere su www.biotech-info.net.

Una lezione che in Italia dobbiamo studiare e imparare. Se Claudio
Malagoli, docente di economia e ingegneria agraria di Bologna,
avverte che per i nostri agricoltori uno degli effetti più
nefasti potrebbe essere la “delocalizzazione produttiva”, il legame
spezzato tra la qualità del prodotto e il suo territorio
tipico. Gianni Tamino, docente di biologia dell’università
di Padova, ha evidenziato i rischi per la salute, l’ambiente, gli
animali e l’uomo.
Importiamo già soia e mais Ogm che vanno a finire nei
mangimi. Il gene marker può aumentare il fenomeno della
resistenza agli antibiotici. Noi non siamo in grado di prevedere le
conseguenze per impollinazione, salto di geni, e
instabilità. E la ricerca è sempre privata, spesso
delle stesse multinazionali. Insomma, la ricerca non è
pubblica, ma il pericolo sì…

C’era attesa per gli interventi di Mae Wan Ho, presidente
dell’Insitute for Science in Society, e di Jean Pierre Berlan,
dell’Istituto Francese di ricerca agronomica. Mae Wan Ho, esile
signora orientale, ha sferrato colpi durissimi con le sue
pubblicazioni sul “biotech”. Ora ha elaborato il nuovo Rapporto del
Comitato Scientifico Indipendente ‘per un mondo sostenibile e
Ogm-free’. Jean Pierre Berlan, solare studioso francese, ha
insistito sui rischi di “privatizzazione del vivente”. Abbiamo
approfondito l’incontro con Mae Wan Ho e con Jean Pierre Berlan.

  • Mae Wan Ho:
    “il Dna suona una musica…”
  • Jean Pierre
    Berlan: “Guerra al vivente…”

Stefano
Carnazzi

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