Diritti umani

Robert Kennedy III. Tra l’Italia e… l’AmeriQua

L’abbiamo intervistato pochi mesi fa in occasione del Festival dell’Ambiente. Poi, gli abbiamo chiesto di parlarci del suo film, AmeriQua.

Leggi la prima parte dell’intervista

Sappiamo di un tuo progetto cinematografico in Italia. Ci puoi
raccontare qualcosa?

Il film si chiama “AmeriQua”. Ho scritto la trama mentre studiavo a
Bologna nel 2005. E’ la storia di un americano che, quando i suoi
genitori smettono di mantenerlo finanziariamente, dopo il college
decide di spendere i suoi soldi in una vacanza piuttosto che
crearsi un normale stile di vita basato sugli affari. E’ ambientato
a Bologna e molti personaggi si ispirano ai miei veri amici, anche
se poi per arricchire il film è tutto ovviamente più
drammatico. Il cast e l’équipe sono molto emozionati, visto
che abbiamo girato da poco le prime scene del film nella Piazza
Santo Stefano di Bologna con lo sfondo di un concerto di Lucio
Dalla e spettacolari giochi di luce.


Negli anni ’70 un Kennedy ha sostenuto la nascita dell’Earth Day.
Nel 1999 un Kennedy, tuo padre, ha guidato la nascita della
Waterkeeper Alliance. E domani? Qual è la
responsabilità di un giovane Kennedy in questo
senso?

La mia famiglia ha una lunga tradizione nel resistere a
potenti interessi aziendali e esecutori governativi pagati per non
fare il loro lavoro. Per ottenere questo e per attirare le folle
bisogna dire la verità e capire la situazione. L’Earth Day
è partito nel 1970 dal senatore Gaylord Nelson, dopo un
grandissimo sversamento di petrolio a Santa Barbara, in California.
La Waterkeeper Alliance è nato come un “gruppo ad ombrello”
per la coalizione di sovraintendenti in America – che è
iniziato con la Hudson River Fishermans Association nel 1966 a New
York. Mio padre si è aggiunto come avvocato e da lì
è diventato il Presidente, espandendo la Waterkeeper a oltre
200 keepers in America e dando all’associazione una forte presenza
internazionale. C’è anche la responsabilità per la
mia generazione di portare il testimone di quelli che sono venuti
prima di noi. Penso che questo sia certamente vero nella mia
famiglia e che dobbiamo rispettarlo. Non si manifesta
obbligatoriamente nella necessità a buttarsi in politica o
nell’attivismo, ma più che altro in un’atmosfera famigliare
in cui si parla con più facilità delle questioni che
deve affrontare la nostra società che di quello che
c’è in TV dopo cena. Questo vale anche per il resto della
mia generazione: con internet abbiamo un accesso senza precedenti
all’informazione e mezzi di collaborazione completamente nuovi.
Questo può solo aiutare a formare un mondo migliore.
Purché capiamo che l’opportunità per il cambiamento
è più grande dell’enormità dei problemi che
dobbiamo affrontare, e approfittando di quella conoscenza, potremo
fare un mondo migliore per i nostri figli.

 

In una bella intervista che hai rilasciato a Matteo
Persivale per ‘Style’, il giornalista dice che “Guardare un Kennedy
che stringe la mano a un perfetto estraneo dicendo ‘Nice to meet
you’ è come vedere un pilota di Formula Uno che si infila il
casco, un cowboy che aggiusta gli speroni prima del rodeo o Tony
Manero che cammina per le strade di NY al ritmo di Staying Alive:
vuol dire assistere a un rituale collaudato, quasi una cerimonia,
l’utilizzo, per l’ennesima volta, dei ferri del mestiere da parte
di un grande professionista”. Ti vedi riflesso in questa
descrizione? Ti senti anche tu un professionista?

Penso che mio nonno abbia toccato la gente in questo senso.
Era un professionista, da tutti i punti di vista uno dei più
navigati, lavoratore infaticabile, capace di motivare gli uomini a
partecipare sempre alla politica americana, ma era anche un
profondo umanista, dotato di una fonte illimitata di empatia. Il
mio percorso si sta costruendo passo dopo passo e se va tutto bene
presto mi guadagnerò il diritto di chiamarmi
‘professionista’.

 

La dinastia dei Kennedy è molto famosa in
Italia e nel mondo. C’è un tuo parente che preferisci,
qualcuno di cui vorresti seguire le orme?

In effetti ci sono così tanti begli esempi nella mia
famiglia… Mio nonno con la sua infinita passione per i
poveri e gli svantaggiati, mio padre con il suo lavoro ambientale,
mia zia Kerry per il suo lavoro per i diritti umani, mia zia Rory
per i suoi documentari, mio zio Joe per il suo lavoro che fornisce
energia a basso costo ai poveri. Ognuno deve crearsi la sua strada
e, tra errori e trionfi, capire qual è il modo migliore di
lasciare la nostra impronta in questo mondo.

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