
Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Semi e piante ogm, male per i contadini, bene per le aziende biotech.
Semi e piante ogm: gli stessi addetti ai lavori diffidano della produttività
della soia transgenica.
La notizia la dà oggi il Comitato Scientifico di
Fabrizia Pratesi. I risultati di una ricerca condotta in America
per conto di alcuni docenti di genetica dell’Università
Federale di Santa Catarina e dell’Università di Londrina
hanno dimostrato che gli agricoltori che nella stagione di semina
di quest’anno avevano optato per i semi di soia geneticamente
modificata (OGM) hanno subìto perdite pari a circa 200
milioni di dollari. Il livello medio di produttività delle
piantagioni transgeniche è stato di 17/20 sacchi per ogni
ettaro contro i 28/30 sacchi all’ettaro prodotti tramite
coltivazione di soia tradizionale.
C’è da ricordare che durante la scorsa puntata di Report (Rai
Tre, domenica 14 aprile, ore 23.00), il reporter Carlo Pizzati
ha raccolto questa testimonianza: “AUTORE – E poi, siamo
così sicuri che gli Ogm siano più produttivi? A
quanto pare neanche questo è vero. MIGUEL ALTIERI,
Agroecologo, Univ. Berkeley – Negli Stati Uniti la Soia Roundup
Ready ha prodotto il sei per cento in meno.”
Dati e notizie che vanno a integrare le stime diffuse due mesi fa
dal Ministero dell’Agricoltura USA sulle aziende (anche bio-tech)
produttrici di sementi. Secondo l’USDA i raccolti mondiali di soia
per questa stagione (2001-2002) sono stati stimati in salita a
livello record di 184,06 milioni di tonnellate (solo in USA 78,67
mln di ton.), in salita rispetto alle previsioni dei mesi scorsi.
Da primato anche quelli brasiliani e argentini.
Raccolti da record. ma prezzi non altrettanto, anzi.
Perché?
Vi sono invece stati ribassi anche sui contratti per frumento e
mais. Per il mais, prezzi in assestamento, produzione statunitense
stabile, cali per vendite all’estero e appesantimento degli stock
di fine stagione.
In particolare, sottolineiamo che le quotazioni di mais e soia
americane devono ancora scontare la diffidenza del mercato europeo
e la cancellazione di ingenti ordini di acquisto dalla Cina:
Pechino sta imponendo nuove regole sull’import di prodotti
geneticamente modificati, e ciò ha causato un calo
dell’export statunitense.
Insomma. A coltivare OGM ci rimettono i contadini, l’equilibrio
naturale, la produttività e le quotazioni di mercato, il
Dipartimento dell’Agricoltura USA e gli stati esportatori
(l’Argentina è terza-quarta produttrice mondiale di sementi
OGM: ed è in bancarotta). Ci rimettiamo noi. Tutti.
Tutti. Tranne le aziende produttrici dei semi biotech.
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