
La direttiva dell’Unione europea contro l’usa e getta è ancora un esempio isolato: il nostro pianeta rimane sommerso di rifiuti di plastica monouso.
Il campus della capitale australiana
Nei caffè e nei negozi di tutta l’area dell’Università di
Canberra sarà vietato vendere acqua in
bottiglia, in qualunque forma. Al suo posto, distributori
automatici che riempiono contenitori, acquistabili separatamente,
di acqua refrigerata liscia o gassata, a prezzi inferiori di quella
in bottiglia.
Il sistema è stato organizzato dal gruppo ambientalista “Do
Something!” (Facciamo qualcosa!) dopo una campagna lanciata dagli
studenti. Il portavoce del gruppo, Jon Dee, ha detto che la messa
al bando servirà ad aiutare l’ambiente e a far risparmiare
soldi agli studenti.
Per produrre le bottiglie d’acqua vendute in
Australia vengono usati ogni anno più di 105
milioni di litri di petrolio, che si traducono in 126 mila
tonnellate di gas serra. E più di metà delle bottiglie
finiscono nelle discariche.
Non è il primo esempio al mondo. La città di Bundanoon,
in Nuovo Galles del Sud, duemila abitanti, nel 2009 è stata la
prima a proibire la vendita di acqua in bottiglia, installando
rubinetti ad alta tecnologia di acqua filtrata e refrigerata sulla
strada principale e nella scuola locale. I negozi vendono bottiglie
riutilizzabili e offrono di riempirle gratis.
Negli Stati Uniti gli americani usano 2.500.000 di bottiglie di
plastica. Ogni ora.
Gli italiani sono il popolo col maggiore consumo procapite di
acqua in bottiglia al mondo. Seguono Messico e
Emirati Arabi Uniti. In Italia si accumulano oltre
150.000 tonnellate all’anno di bottiglie di plastica come
rifiuti.
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