Speciale: cibo, culture, pace

In una cerimonia di pace incontriamo, a tavola, culture diverse, religioni diverse.

…Nel nome di Dio si sono compiute nefandezze inenarrabili ma
anche, Dio è amore innanzitutto, ogni religione è
quindi anche unione. Questa unione, se parliamo di cibo, va oltre
le differenze culturali e le regole che ne derivano: un ebreo
sefardita e un palestinese mangiano falafel, un libanese e
un irakeno mangiano involtini di vite, un indiano del Kerala mangia
la crema di lenticchie e quelle stesse lenticchie sono nella zuppa
del marocchino e nella minestra dell’israeliano…

Le mandorle profumate con l’acqua di fior d’arancio riempiono le
corna di gazzella del musulmano, le pastine zuccherose del
cattolico siciliano, il dolcetti della Pesach ebraica.

Se è vero che l’uomo istintivamente fa la guerra anche,
istintivamente trasforma a tutte le latitudini, date le stesse
condizioni geografiche, la materia prima del cibo in meravigliose
offerte che seducono il palato e non lasciano spazio alla
differenza, al mantenimento del proprio punto di vista.

Anche nutrirsi è un fatto politico, etico, religioso, in cui
non valgono le prese di posizione radicali perché davanti a
una melagrana spaccata, al pane fragrante, a un cucchiaio di riso
profumato semplicemente chiudiamo gli occhi e assaporiamo il
gusto… senza più chiederci da dove, come, chi…

Ancora: il cibo che si concentra intorno alla cerimonia indica
sempre il viaggio, di cui il popolo ebraico è l’emblema, ma
anche il monaco buddista con la sua ciotola che vaga per i sentieri
di montagna del Tibet, e la nobildonna napoletana che imbandisce
una cena a base di cuscussù…

Dunque imbocchiamo le strade diverse e convergenti costellate di
sapori e costumi che ci portano dove Dio e l’uomo si incontrano da
sempre…

  • Dio in una
    lenticchia
    Potremmo continuare a girare il mondo inseguendo una piccola
    lenticchia, ma tutto il cibo, nella storia dell’uomo, è,
    oltre che conforto per il nostro stomaco, specchio del modo in cui
    ci rapportiamo allo spirituale.
  • Nutrire il
    corpo e l’anima nell’equilibrio del Brahman
    “Ayurveda” in sanscrito significa conoscere la vita e di
    conseguenza vivere in sintonia con la natura, in una pratica che
    contempla il desiderio come specchio non deformato dei propri
    bisogni autentici.
  • L’una e le
    molte cucine dei popoli musulmani
    La strada che porta ai cibi delle aree geografiche in cui gli
    uomini si inginocchiano sei volte al giorno verso la Mecca si
    srotola in preziose volute e ritmate geometrie dove in ogni angolo
    troviamo sfoglie leggere, frutti essiccati, involti di vite,
    bocconcini prelibati…

Giulia Tommasi

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