Combattere i fattori di stress limitandosi a seguire la scienza biomedica classica e anche integrare le riserve energetiche con alimentazione, sport o svago risulta essere troppo riduttivo.
La parola stress evoca la vita moderna, la fretta, il traffico, il lavoro alienante. Questa associazione ci pare talmente scontata da non essere messa in discussione. Un grande contributo è stato fornito il dott. Hans Selye il quale ha studiato e descritto, con un approccio olistico, la risposta da stress, vale a dire il processo col quale l’organismo tende a rispondere allo stress prolungato.
Egli descrive in tre fasi quella che chiama la Sindrome Generale di Adattamento:
Prima fase o reazione d’allarme
L’organismo reagisce ad uno stress acuto rilasciando degli ormoni midollo-surrenali che mobilizzano le sue risorse energetiche per fare fronte alla tensione. Se questa risposta funziona, l’organismo
ritrova il suo equilibrio omeostatico.
Seconda fase o di resistenza
L’organismo cerca di adattarsi coinvolgendo gli ormoni cortico-surrenali ed inizia una specie di guerra fredda nella quale cerca di contenere i fattori di stress che non riesce ad eliminare.
Questa fase può protrarsi per un lungo periodo, ma prima o poi l’organismo si indebolirà.
Terza fase o d’esaurimento
L’organismo non ha più la forza per contenere lo stress, surreni e tiroide cominciano ad esaurirsi, vengo a mancare le riserve energetiche per rispondere. Ma se vogliamo cogliere nella sua pienezza il fenomeno dello stress dobbiamo ampliare il nostro sguardo. Alla dimensione biochimica studiata da Selye dobbiamo affiancare la dimensione bioenergetica.
Stress: un approccio
olistico
Omeopatia: alle radici
dell’ansia

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