
Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
In occasione del suo nuovo tour europeo “Back to bass”, Sting ha deciso di dare un’altra volta una mano ad Amnesty International.
Sino dagli anni ottanta siamo abituati a sentire parlare di
Sting non solo come
grande artista, ma anche come forte sostenitore e attivista di
movimenti ambientalisti e umanitari, primi fra tutti Amnesty
International e
Hydrogen (f)or Life, gruppo per lo sviluppo
delle energie pulite e dell’economia dell’idrogeno. Nel 1989 ha
egli stesso fondato, con la moglie Trudie Styler,
la Rainforest
Foundation, per la salvaguardia delle foreste pluviali
in Amazzonia.
Nel dicembre scorso Sting e la moglie hanno presentato il loro
nuovo progetto Bag issue, in collaborazione con
l’ente sociale Big Issue che aiuta
i senzatetto. La particolarità di queste borse sta, senza
dubbio, nei materiali utilizzati: fibre di banana e sterco di
elefante (quindi al 100% riciclati). Le borse sono fabbricate da
donne di alcuni villaggi indiani che possono contare solamente su
introiti bassissimi e i ricavati delle vendite saranno devoluti
agli orfani della casa Karm Marg, sempre in India.
Ora, in occasione del suo nuovo tour europeo Back to
bass (che però, purtroppo, non toccherà
l’Italia) il cantante ha deciso di dare un’altra volta una mano ad
Amnesty International. Iniziato domenica 5 febbraio da Newcastle,
il tour ospiterà nelle sale da concerto alcuni attivisti di
Amnesty che distribuiranno materiale informativo sull’inquinamento
da petrolio e sui diritti umani. Inoltre, inviteranno i fan a
firmare la petizione
Shell: Own Up, Pay Up, Clean Up, per chiedere alla
Shell di ripulire il delta del Niger.
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