
Dietro la direttiva “case green”, che prevede l’efficientamento energetico degli edifici, ci sarebbe la lobby del gas, secondo le associazioni.
Il Giappone prova a voltare pagina dopo il disastro di Fukushima. Sta per prendere il via la costruzione dell’impianto fotovoltaico costruito su un’isola al largo della città di Sasebo.
La sua costruzione darà lavoro a 150 persone,
produrrà 400 megawatt e attirerà investimenti per
cento miliardi di yen (circa 800 milioni di euro). Sono i numeri dell’impianto fotovoltaico che ha
ottenuto i permessi necessari per essere costruito su una remota
isola meridionale giapponese, al largo della città di
Sasebo, nella prefettura di Nagasaki (sull’isola di
Kyushu).
Questo progetto, oltre ad incrementare il peso delle
rinnovabili nel mix energetico del paese come stabilito dal governo
dopo il disastro di
Fukushima, vuole anche dare una nuova prospettiva a un luogo
dove ormai l’età media degli abitanti è molto alta e
i giovani decidono di migrare nelle metropoli per trovare
lavoro.
Energia pulita e risvolto sociale, dunque, due fattori
fondamentali dello sviluppo sostenibile come concepito anche dalle
Nazioni Unite per offrire un futuro migliore alle generazioni che
verranno. L’isola concederà parte del suo territorio per
circa vent’anni mentre la società Kyushu Electric Power sarà incaricata di
trasferire l’elettricità alla città di Sasebo, sulla
terra ferma, grazie a un sistema di trasmissione fatto di cavi
sottomarini.
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