Soia, tutto quello che c’è da sapere sull’impatto ambientale delle coltivazioni intensive
La produzione di soia è tra le cause principali di deforestazione nei paesi tropicali e la maggior parte è destinata agli allevamenti intensivi.
Gli allevamenti intensivi si sono diffusi nel XX secolo per soddisfare i crescenti consumi di massa di prodotti di origine animale, dalla carne alle uova ai latticini. Si tratta di un’organizzazione di tipo industriale messa a punto per ottimizzare i costi e massimizzare la produzione e caratterizzata dalla concentrazione di molti capi in spazi ristretti, condizione che provoca spesso danni psichici e fisici agli animali e favorisce lo sviluppo di batteri per cui si deve ricorrere all’uso di antibiotici. Al giorno d’oggi gli allevamenti intensivi sono sempre più sotto accusa per non rispettare il benessere animale e per essere responsabili di buon parte delle emissioni di gas serra come CO2 e metano. Secondo le stime della Fao, gli allevamenti intensivi, in particolare quelli di bovini, generano il 15 per cento delle emissioni totali di gas serra di origine antropica. Occorre considerare, inoltre, che negli Stati Uniti e in Europa, la maggior parte della produzione agricola di cereali è destinata a sfamare gli animali allevati in modo intensivo. Ma quali sono le alternative? Una dieta veg o la riduzione del consumo di carne? La carne vegetale a base di soia e altri ingredienti (molto spesso anche additivi), o la carne sintetica prodotta in laboratorio che secondo i suoi fautori è cruelty free e richiede meno risorse per essere prodotta oppure, ancora, i piccoli allevamenti al pascolo che rispettano il benessere animale e contribuiscono alla tutela della biodiversità? Il dibattito è aperto e su LifeGate trovi tante informazioni sempre aggiornate sugli allevamenti intensivi e sulle alternative più sostenibili. Perché cambiare, in meglio, si può.
La produzione di soia è tra le cause principali di deforestazione nei paesi tropicali e la maggior parte è destinata agli allevamenti intensivi.
Un gruppo di associazioni ambientaliste ha presentato alla Camera dei Deputati una legge per fermare la produzione insostenibile degli allevamenti intensivi.
Il docufilm Food for profit svela il legame tra industria della carne, lobby dell’agroalimentare e potere politico e chiede di fermare i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi.
Ridurre il numero degli animali allevati è fondamentale. Il 2023 ha visto risultati importanti per i diritti degli animali che fanno sperare in un futuro con meno sofferenza.
Una nuova inchiesta documentata dal team investigativo di Animal Equality in Messico mostra come milioni di vitelli separati dalle loro madri subito dopo la nascita vengono maltrattati dall’industria lattiero-casearia.
Ancora oggi, milioni di anatre e oche sono costrette a subire l’alimentazione forzata per produrre il foie gras. Si tratta di una pratica feroce e crudele, come denunciano le nuove immagini che abbiamo rilasciato.
La nostra intervista alla giornalista Giulia Innocenzi dopo la sua ultima inchiesta sugli allevamenti intensivi andata in onda a Report.
Ogni anno più di due miliardi di animali – esclusi i pesci – vengono allevati in Europa. Il ruolo delle istituzioni europee nella tutela degli animali allevati a scopo alimentare, quindi, è fondamentale.
Il decreto che vieta l’abbattimento dei pulcini maschi nell’industria delle uova entro dicembre 2026 è stato approvato e permetterà di dare attuazione alla legge che il Parlamento ha votato compiendo un passo storico per i diritti degli animali in Italia.
Il racconto delle violenze e dell’abbattimento dei maiali ospiti del rifugio Cuori Liberi, dopo l’ordinanza dell’Ats Lombardia per il contenimento della peste suina.