La transizione da un modello economico lineare all’economia circolare è indispensabile per preservare le risorse del pianeta ed evitare di produrre rifiuti che è difficile smaltire.
Ma cos’è di preciso l’economia circolare? Il processo ha inizio con l’adozione di un pensiero sistemico e trasversale che prevede di ridurre la quantità di materie prime inserite nel sistema, ridisegnare beni e cicli manifatturieri, allungare il tempo di vita del prodotto e garantire la riparabilità dei beni e la loro permanenza nel sistema economico. Attraverso il recupero e il riutilizzo, si riduce l’impatto ambientale dei cicli produttivi e ad avere un manufatto che, riciclo dopo riciclo, acquista valore.
In questo modo, si riduce al minimo la quantità di rifiuti generati: questi ultimi andranno poi differenziati e riciclati, adottando le migliori tecnologie disponibili. L’economia circolare non va quindi confusa con la raccolta differenziata, perché quest’ultima è soltanto una delle strategie a disposizione, da adottare soltanto per quella quota di rifiuti che è inevitabile produrre.
Per riassumere i pilastri dell’economia circolare, si parla delle cosiddette 4 R: riduzione, riuso, riciclo e recupero.
Stando al Circularity gap report 2021, oggi l’economia globale è circolare soltanto per l’8,6 per cento. Ciò significa che il restante 91,4 per cento delle risorse non trova una seconda vita ed è destinato allo smaltimento: andando avanti così, l’umanità emetterà 65 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra entro il 2030. Per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima, questo tasso di circolarità deve almeno raddoppiare.
L’Unione europea da anni spinge questa transizione. L’Italia è uno dei paesi membri più virtuosi: le maglie imprenditoriali sono impegnate nel miglioramento delle proprie prestazioni e nella realizzazione di prodotti riciclati che comunichino l’attenzione alla bellezza e al rispetto dell’ambiente.
Ne è un esempio la collezione Circle di oggetti per la casa e la vita all’aperto realizzata da Fratelli Guzzini con plastica post consumo.