Tra Shakespeare e Tim Burton

Teatro Binario 7 di Monza, 6-7 maggio 2006.

E’ un’opera che s’è prestata a letture varie come le
emozioni che suscita. Da Strehler, che ne diede una versione
rigorosamente austera, a Emilio Tadini che la riscrisse (dandola da
recitare al ruspante Piero Mazzarella). Ora…

In un’ora e mezza di spettacolo Ferdinando Bruni, solo (o quasi)
sulla scena, racconta La tempesta di Shakespeare muovendosi in un
allestimento evocativo, ricco di detriti, tomi, trucioli, bambole
abbandonate, di sfondi mutevoli.

Naturalmente lui è Prospero, il duca di Milano spodestato
che è finito su un’isola e ha sottomesso grazie alle sue
arti magiche il selvaggio Calibano.

Qui Bruni lo trasforma in regista e calameontico interprete, e
conduce e manovra fantocci e pupazzi prestando loro la voce.
Bellissima la scena in cui ricostruisce il dialogo d’amore tra
Ferdinando e Miranda, due manichini mobili che Prospero-Bruni fa
vivere.

Alla fine rimette a posto le cose e sistema gli usurpatori,
ritornerà a fare il duca e rinuncerà alla magia. Ma
esce da sé e si congeda da Ariel, lo spirito dell’aria, e
tocca della condizione umana, “noi siamo fatti della stessa
sostanza dei sogni e da un sogno è circondata la nostra
breve vita”

Giulio Carnazzi

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