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Introdurre una componente vegetale negli edifici per assorbire CO2, eliminare l’inquinamento indoor e migliorare l’umore. E’ la “green architecture”.
La città si trasforma, si modella. Si avverte l’esigenza di ripensare lo spazio, ripensare l’architettura in una visione sempre più sostenibile. Una soluzione è introdurre fisicamente la componente vegetale negli edifici di nuova costruzione. L’architetto Isacco Brioschi – che progetta seguendo i principi della green architecture – racconta a Lifegate.it cosa vuol dire progettare verde.
Cosa vuol dire progettare verde? Come si fa?
Ci sono vari modi. Ci sono i tetti pensili, che già venivano usati in Mesopotamia, che servono ad assorbire CO2 e contribuiscono a non surriscaldare gli edifici; poi ci sono i curtain wall, che sono filtri vegetali dove si arrampicano piante come la bouganville o la vite americana; e poi anche i giardini verticali, che sono più scenografici, ma anche più costosi, dove l’apparato verticale viene messo direttamente in parete.
Forum mondiale delle foreste urbane. Mantova, 28 Novembre – 1 Dicembre 2018 https://t.co/pKBQD6Q5aK #urbanforest #mantova2018 #assofloro #foresteurbane #climatechange pic.twitter.com/dXJOlz4ehy
— Assofloro Lombardia (@assofloro) 1 settembre 2018
Qual è l’importanza della green architecture?
È fondamentale. Bisogna reintrodurre il verde nelle città. Nelle zone degradate, dove l’urbanizzazione eccessiva ha tolto il verde, diventa anche architettura sociale, e quindi bisogna assolutamente puntare su di essa.
Inoltre, è in grado di migliorare il benessere della città stessa: il verde assorbe CO2, blocca le polveri sottili, aiuta a non far surriscaldare gli edifici. E ha moltissimi altri effetti benefici.
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Quali?
Ad esempio un giardino verticale assorbe le emissioni equivalenti a quelle prodotte da una macchina che percorre 20.000 km, e può rilasciare vapore acqueo, che abbassa la temperatura e contribuisce all’umidità. Quella che abbiamo nei contesti urbani, infatti, spesso non è derivante dalle piante ma dall’asfalto che imprigiona il calore che viene poi rilasciato nell’aria aumentando ancora di più la temperatura.
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Quali sono a suo avviso le prospettive della green architecture?
È un approccio che oggi bisogna assolutamente avere, un nuovo modo di progettare che va studiato, senza farlo diventare solo una moda. La tecnologia ci aiuta ma noi siamo ancora un po’ impreparati. In altri Paesi sono un po’ più avanti, per noi è un campo nuovo, da sperimentare ancora un po’.
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