Un nuovo concetto di salute

Il nuovo concetto di salute favorisce lo sviluppo di una medicina diretta a promuovere lo stato di salute, indipendentemente dalla malattia.

Poiché il benessere fisico, mentale e sociale non sono
accertabili con metodi oggettivi, la medicina si sta svincolando
dalle rigidità delle scienze naturali e caricandosi di nuovi
valori etici.

Il nuovo concetto di salute favorisce lo sviluppo di una medicina
diretta a promuovere lo stato di salute, indipendentemente dalla
malattia. Il cambio di nome del Ministero della Sanità, oggi
della Salute, è un indizio che sta proprio a indicare che la
qualità della vita dei cittadini deve obbligatoriamente
passare dalla tutela sanitaria alla promozione della salute.

Il modello prevalentemente difensivo della medicina scientifica ha
dimostrato la sua inadeguatezza, non solo per le direttive
dell’Oms, ma anche per l’evoluzione delle forme di malessere
(depressione, ansia, stress, obesità) e in particolare per
le nuove malattie (Ebola, Aids, Sars).

Non è un caso, lo conferma l’Istat, che il numero degli
utenti delle medicine non convenzionali sia praticamente
raddoppiato in poco tempo. Come modello culturale per l’uomo, la
medicina scientifica sembra ormai al tramonto.
“La struttura della medicina, nonostante i suoi grandi successi,
è come la torre di Pisa, leggermente sbilanciata” ha
dichiarato il Principe Carlo d’Inghilterra, in qualità di
presidente della British Medical Association.

Oggi è chiaro che lo stato di salute dipende non tanto
dall’assenza di malattia, ma anche dal tipo di risposta della
persona alle malattie esistenziali e alle difficoltà
sociali.

“Le persone che godono di una posizione sociale privilegiata hanno
un titolo di studio elevato o svolgono un lavoro di prestigio e ben
remunerato; vivono più a lungo e si ammalano meno rispetto
alle persone che hanno una posizione sociale inferiore, non
accedono all’istruzione superiore o svolgono professioni meno
remunerative e meno accreditate” ha rilevato anche il Ministero
della Salute nella sua relazione del 2000 al Parlamento.

Finalmente si comprende che l’uomo è molto di più
della somma dei suoi organi fisici e del suo sistema nervoso. E’
persona proprio perché la dimensione biologica si fonde con
quella psicologica e sociale. Una concezione così ampia
della salute, però, mal si concilia con l’attuale pensiero
sanitario. Ma l”eccessiva frammentazione e la crescente
conflittualità socio-culturale della sanità, non sono
riusciti ad arginare alcuni mutamenti clinici, didattici e
organizzativi. L’interesse di tanti medici “scientifici” verso le
terapie “alternative” è sorprendente. Così come
sorprende che l’importanza dell’alimentazione nel mantenimento
della salute influenzi sempre più l’industria
alimentare.

Il futuro è di una medicina che integra molte conoscenze:
dagli effetti dell’emotività alle energie sottili, dalla
biochimica alle energie quantiche, aiutandoci a comprendere la
stretta connessione tra stress e malattia. E’ una medicina meno
meccanica e più umana, che privilegia la prevenzione, e non
trascura il soggetto nel nome della malattia. Ci si dovrebbe
incamminare verso un sistema che favorisca la spontanea
capacità di autoguarigione che ha ogni organismo,
considerando l’intera unità di mente-corpo e la giusta
attenzione verso l’intera persona e non l’organo malato. Questa
è la direzione della medicina olistica. L’uomo è
parte integrante dell’ambiente che lo circonda, è prodotto e
modellato da esso e, a sua volta, contribuisce a modificarlo. Come
sosteneva Karl Marx:”congiungere l’uomo con la natura non significa
altro che congiungere l’uomo con se stesso”.
Sarà forse per questo che i camici dei medici-chirurghi sono
diventati di colore verde?

Gabriele Bettoschi

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